Fu aperto da Pasquale Bianchi nel 1920, come appalto (tabacchi, drogheria, coloniali e caffé), al n. 8r di piazza S. Felice. Nel 1929 il figlio Bruno trasferì il locale a pochi metri di distanza, al n. 5/r, affiancando la vendita di pasticceria e vini. Nel locale funzionava anche una piccola torrefazione di caffé che inondava di aroma tutto il quartiere. Negli anni ’60 subentrò Luciano, figlio di Bruno, che gestisce ancora il locale col figlio Jacopo. Nel 1996 è diventato Caffé Bianchi, e i locali sono stati ristrutturati valorizzando gli arredi, le strutture e lo stile originale. Si segnala il bancone in marmo rosa, la porta e l’insegna in ferro battuto e l’arredo della saletta nel retrobottega.
Caffé Bianchi
piazza San Felice, 5/r
Nato nel 1846 come Caffè Centrale, nel 1904 passò alla famiglia polacca Paskowski che ne fece una birreria. Nei primi decenni del ‘900 fu luogo d’incontro dei letterati ed artisti che ruotavano intorno alle riviste La Voce, Lacerba e Il Selvaggio. Nel 1947, dopo la guerra, fu rimodernato e tornò ad essere un ritrovo di intellettuali, come i poeti dell’ermetismo. Le belle sale, in stile primo Novecento, ospitano anche convegni e sfilate di moda. Nel 1991 il locale è stato dichiarato Monumento Nazionale.
Caffé Concerto Paszkowski
piazza d. Repubblica, 31-35/r
Nel 1733 la famiglia svizzera Gilli apre in via Calzaiuoli “La Bottega Dei Pani Dolci”, che dopo il 1860 si sposta in via degli Speziali, di fronte al Trianon, celebre caffé-chantant. Nel 1890 il locale passa ai Frizzoni, altra famiglia elvetica. Negli anni ‘20 Gilli si trasferisce nella sede attuale, e diventa uno dei caffé letterari dove si incontrano gli artisti dell’epoca (Marinetti, Soffici, Boccioni, Carrà, Palazzeschi, ...). Gli ambienti e gli arredi, perfettamente conservati, risalgono proprio a quegli anni e sono l’unico esempio di caffetteria Belle-Époque rimasta in Firenze. Di particolare interesse il bancone principale, ornato di bronzi di intonazione neo-classica, realizzato nella famosa bottega dei Coppedè.
Gilli
piazza d. Repubblica, 36-39/r
Nel 1872 Enrico Rivoire, torinese e cioccolatiere reale, aprì questo locale come fabbrica di cioccolata. Qui i fiorentini impararono a gustare i cioccolatini e la famosa “cioccolata in tazza” tipici della tradizione savoiarda. Il locale divenne rapidamente famoso, grazie anche alla splendida posizione. Nel 1977 i Rivoire passarono la mano ai fratelli Bardelli, che mantengono tutte le caratteristiche artigianali della produzione: dalla tostatura del cacao alla confezione dei prodotti. Numerose le specialità della casa, con ricette originali garantite da un’alta percentuale di cacao. L’ambiente, in stile primi Novecento, è certamente piacevole, ma non può competere con una cioccolata al tavolino, di fronte al Palazzo della Signoria illuminato dal tramonto.
Rivoire
piazza della Signoria, 5/r
Il piemontese cav. Pietro Robiglio, dopo esperienze di fornaio e pasticcere a Milano e Verona, nel 1928 aprì a Firenze la sua prima bottega, creandosi in poco tempo una raffi nata e affezionata clientela. Il figlio Pier Luigi, pur dotato di piglio imprenditoriale, mantenne l’originale impronta artigianale nella lavorazione dei prodotti ed Edoardo, suo figlio, continua nel solco della tradizione. Oggi Robiglio è una moderna pasticceria dove, tuttavia, si possono apprezzare anche le specialità di una volta: la “Torta Campagnola”, il “Fruttodoro” o le “Gallette al latte”. Parte degli arredi del locale sono stati ricostruiti sugli originali, in parte danneggiati dall’alluvione del 1966. Altre sedi della ditta si trovano in via Tosinghi e in viale S. Lavagnini.
Robiglio
via dei Servi 112/r
Nel 1929 Serafino Vivoli fondò una Latteria che ben presto divenne un gradevole punto di ritrovo dove prendere il caffé e comprare la panna montata la domenica. Affiancatosi il fratello Raffaello, nel 1932 i fratelli Vivoli decisero di cimentarsi nella produzione del gelato. Il ghiaccio naturale proveniva dal Saltino, sopra Vallombrosa, dov’era prodotto in inverno e conservato nelle ghiacciaie fino all’estate. Il trasporto in città si doveva fare di notte, per limitare lo scioglimento. Fu Piero, figlio di Raffaello, che tra gli anni ’60 e ’70 portò all’apice la fama della gelateria, citata sulle guide turistiche quasi fosse un monumento. Gli eredi continuano l’attività della gelateria con passione, affiancandole ora anche un laboratorio artigianale di pasticceria.
Vivoli Piero Il Gelato
via Isola delle Stinche, 7/r