Attraverso le montagne, le colline, le valli della Garfagnana, ricoperte dalla natura più rigogliosa, andiamo alla scoperta dei luoghi di Matilde di Canossa.
La via Matildica del Volto Santo è un itinerario che per 285 chilometri attraversa 3 regioni italiane (Lombardia, Emilia, Toscana) ricche di cultura, tradizioni, bellezze paesaggistiche e storie leggendarie. Parte da Mantova e arriva a Lucca passando per Reggio Emilia.
In Toscana, condivide parte del percorso sia con la famosa Via Francigena sia con la Via del Volto Santo, in particolare da Castelnuovo di Garfagnana fino al Duomo di San Martino a Lucca, dove viene custodita la statua del Volto Santo, la meta del cammino.
Tradizione vuole che il crocifisso ligneo custodito a Lucca, venerato dal Medioevo in tutta Europa come una delle reliquie più importanti della cristianità, non sia stato realizzato per mano di un uomo, bensì che abbia un’origine miracolosa. Al simulacro è legata la leggenda leobiniana: secondo il diacono di Lucca Leobino la statua sarebbe stata realizzata dal discepolo di Dio Nicodemo e poi avrebbe compiuto un “viaggio miracoloso” fino a Lucca.
Nicodemo, desideroso di realizzare l’opera ma incapace di farlo, pregò affinché un intervento divino lo aiutasse e il giorno dopo il volto del Signore apparve ben scolpito come lo aveva immaginato, un prodigio. Per timore che la statua venisse distrutta dai barbari, affidò l’opera al mare, che raggiunse il porto di Luni, a La Spezia, su di una nave senza vele e senza equipaggio. Una volta a terra, caricata su un carro di buoi, ancora una volta condotto da volontà divina, sarebbe giunto a Lucca.
Lungo il cammino sulle orme di Matilde si incontrano molti luoghi pervasi da antiche tradizioni e leggende. A Borgo Mozzano, punto finale della tappa n.10 della Via Matildica, il Ponte della Maddalena costruito per volere di Matilde di Canossa, si erge sul fiume Serchio, imponente. Altrimenti chiamato Ponte del Diavolo, l’origine di questo nome è avvolto da un’antica leggenda.
Caratterizzato da una forma arcuata a schiena d’asino, come tutte le opere particolarmente audaci è stato attribuito al diavolo dalla tradizione popolare. Si narra che il muratore incaricato dell’impresa, angosciato dai ritardi accumulati per la realizzazione, avesse invocato l’aiuto del demonio. In cambio della costruzione immediata del ponte, il diavolo chiese di possedere l’anima di chi avrebbe oltrepassato il ponte per primo.
Accordo avvenuto e ponte eretto, il muratore si pentì della promessa fatta ed insieme al parroco decisero di ovviare all’accordo, inviando un cane come primo essere vivente ad attraversare il ponte. Il diavolo si infuriò, prese il cane e si gettò nel fiume. Pare che talvolta aleggi nei pressi del ponte il cane che rappresenterebbe il demonio ancora in cerca dell’anima a lui promessa.
Anche Barga, uno dei Borghi più belli d’Italia e fine della tappa n. 9, è intrisa di mistero e oscuri segreti che gravitano intorno alla Collegiata di San Cristoforo, il duomo del borgo. Nello stipite sul lato destro del portone principale, vi è un’incisione che riporta una serie di lettere latine e greche ed alcuni simboli che si ripetono per tre volte. Nessuno è mai stato in grado di interpretare il codice dell’incisione, anche illustri personaggi del passato come Carlo V, papa Paolo III e importanti studiosi di tutti i tempi non sono mai riusciti nel loro intento.
I simboli oscuri della Collegiata di San Cristoforo rimangono tutt’oggi indecifrati.