Gli Etruschi sono da sempre considerati un popolo straordinario, avvolto da un velo di mistero per la loro provenienza indeterminata. Continuano a incuriosirci per le differenze che intercorrono con altre civiltà antiche, come quella romana e quella greca, ma soprattutto per la fascinazione che avevano per le arti divinatorie e l’aldilà.
Hanno sempre avuto un loro status, una loro caratterizzazione e una loro lingua. Una società con uno sguardo rivolto all'esterno ma allo stesso tempo legata ai propri riti. Per raggiungerli dobbiamo risalire al periodo che va dal 1100 a. C. fino all'ultima fase della Roma repubblicana: con la Lex Iulia del 90 a. C. diventarono cittadini romani.
Hanno fondato città fra Lazio, Campania, Emilia Romagna e Lombardia, fino a raggiungere la Corsica. Ma la Toscana era una parte fondamentale di quella fertile e ricca regione diffusa nota come Etruria, un territorio che conserva ancora oggi i lasciti preziosi di questa popolazione.
Qui si trovavano molte delle Dodecapoli, le città-stato etrusche: Arezzo, Chiusi, Chianciano Terme, Cortona, Fiesole, Volterra e Populonia, dunque, ma anche Roselle, Vetulonia e le affascinanti Pitigliano e Sorano, luoghi ricchi di reperti importanti, a partire dalle acropoli con resti di templi, insieme alle urne, ai corredi funerari e alle grandi mura.
Coltivazione, allevamento, commercio, sfruttamento delle risorse per il proprio sostentamento. Gli Etruschi hanno lavorato la pietra, all'apparenza così immutabile, hanno solcato incredibili forme nel tufo e delicate creazioni con l'alabastro. Trovarono fruttuosi anche i giacimenti minerari, che regalavano allume, argento, ferro e rame, in special modo nell’Isola d’Elba. Hanno lavorato la terra con sapienti tecniche di agricoltura: la zona della Valdichiana, non a caso, è conosciuta come granaio d’Etruria e prodotti come l’olio e il vino si dice fossero abbondanti già nei loro pasti.
Viaggiando in Toscana, infatti, così ricca di eccellenze come vino, olio e grano, è possibile assaporare ciò che resta dell'antico legame fra questa terra e il popolo etrusco. Dal Chianti al Montalbano, dalla Val di Chiana alla Maremma, tra filari e oliveti di Barberino Tavarnelle, di Montepulciano, Scansano, Gavorrano ad esempio, sono stati rinvenuti preziosi reperti etruschi in gran parte custoditi nei musei che arricchiscono il cuore di questi splendidi borghi.
Seguendo ancora un'altra traccia, ritroviamo nella storia degli Etruschi l’importanza dell'acqua, elemento insostituibile, essenziale nella vita quotidiana. La centralità delle preziose sorgenti termali oggi ci portano in luoghi come San Casciano dei Bagni, dove ancora vengono rinvenute, come per magia, antiche statue votive.
Tante le testimonianze che parlano di un popolo indipendente, dove le donne avevano un ruolo di rilievo nella società, erano presenti accanto ai mariti e venivano rappresentate con loro anche nei sarcofagi.
Il mondo ultraterreno era così cruciale per loro da spingerli a trasformare complessi funerari in opere d'arte. Basti vedere gli affreschi presenti nella tomba della Quadriga infernale di Sarteano, le opere di alta oreficeria, statue in bronzo, vasellame di vario genere decorato e dipinto. A questi si aggiungono oggetti di grande valore e fascino come le statuette del lago degli Idoli, custodite nel museo archeologico del Casentino, l'Ombra della sera di Volterra e l'Ombra di San Gimignano, il "Cappellone" di Murlo, il sontuoso Lampadario etrusco conservato al MAEC di Cortona, per citarne solo alcuni.
Ambigua curiosità destava il loro concetto di "futuro", sempre indagato dai riti dei sacerdoti. Alcuni aspetti del presente, invece, fanno pensare che gli Etruschi non se ne siano mai andati del tutto: nelle “c” aspirate, in alcune consonanti che i toscani pronunciano, si nasconde forse il loro spirito che ancora non smette di incantare.