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Itinerari
Sulle tracce degli Etruschi alle pendici del Montalbano

Un itinerario nella storia da Artimino a Vinci, passando per Carmignano e Comeana

Le località etrusche che interessano la zona del Montalbano, fra le quali spicca per antichità e produzione artistica il centro di Artimino, furono da sempre in posizione favorevole per gli scambi commerciali. La loro posizione geografica, lungo la fascia collinare e pedemontana del Monte Albano, era ideale per il controllo dei traffici che dal porto di Pisa volgevano verso la pianura dell’Arno e di qui si dipartivano verso l’Etruria interna (Volterra, Chiusi).

La produzione artistica di questi centri fu influenzata da quella delle botteghe fiesolane, da un lato, e da quelle volterrane dall’altro: vi si trovano stele a rilievo in pietra serena, ma anche, nel tardo ellenismo, urnette di tipo volterrano in alabastro.

L'itinerario alle pendici del Montalbano che vi proponiamo va alla scoperta delle tombe di Comeana, dei Boschetti, di Montefortini e della tomba del nobile guerriero di Prato Rosello. Alcune di queste hanno restituito oreficerie e suppellettili in avorio, oltre ad una raffinata produzione ceramica. Le loro strutture monumentali, che celebravano i ricchi proprietari, sono in alcuni casi ancora ben conservate, coperte dal caratteristico tumulo di terra.

1.
Tappa 1
Artimino

L’itinerario inizia con l’arrivo ad Artimino per una visita al Museo Archeologico e al borgo. La collezione comprende gli straordinari reperti delle necropoli etrusche di Artimino, Prato Rosello e di Comeana, tutti siti che insieme compongono il Parco Archeologico di Carmignano. Un tempo ospitato nei sotterranei della Villa Medicea La Ferdinanda, oggi si trova nel borgo di Artiminio, negli ambienti delle ex tinaie.

Il castello di Artimino, documentato fin dal 1026 ed in parte ancora visibile, rivestì nel medioevo un ruolo fondamentale nello scontro tra Pistoia e Firenze, per il controllo del territorio. 

Lasciamo il borgo fortificato di Artimino e dirigiamoci verso la Villa Medicea la Ferdinanda. La villa venne edificata in quattro anni (1596-1600) per volere del Granduca Ferdinando I de’ Medici. Il progetto è dell’architetto Bernardo Buontalenti che riuscì a sommare in questo edificio elementi architettonici già sperimentati nelle altre ville medicee.

Arrivati di fronte alla Villa scendiamo a destra lungo via del Palazzone e raggiungiamo uno spiazzo dove è collocato un totem turistico; parcheggiamo l’auto e proseguiamo a piedi in direzione della Necropoli etrusca di Prato Rosello percorrendo un sentiero che si inoltra nella macchia mediterranea.

Il declivio che collega la zona della Villa Medicea al corso dell’Arno fu utilizzato dall’VIII secolo in poi come zona funeraria; le indagini archeologiche hanno riportato alla luce 5 tumuli con strutture architettoniche articolate e differenti tra loro, oltre ai resti di altri corredi e di sepolture non associati a strutture monumentali.

Dopo la visita alla necropoli ritorniamo sui nostri passi, riprendiamo l’auto per tornare verso la Villa. Oltrepassata la Villa medicea scendiamo a destra verso Comeana, lungo via Lazzera, per visitare il Tumulo di Montefortini e la Tomba dei Boschetti.

L’itinerario inizia con l’arrivo ad Artimino per una visita al Museo Archeologico e al borgo. La collezione comprende gli straordinari reperti delle necropoli etrusche di Artimino, Prato Rosello e di Comeana, tutti siti che insieme compongono il Parco Archeologico di Carmignano. Un tempo ospitato nei sotterranei della Villa Medicea La Ferdinanda, oggi si trova nel borgo di Artiminio, negli ambienti delle ex tinaie.

Il castello di Artimino, documentato fin dal 1026 ed in parte ancora visibile, rivestì nel medioevo un ruolo fondamentale nello scontro tra Pistoia e Firenze, per il controllo del territorio. 

Lasciamo il borgo fortificato di Artimino e dirigiamoci verso la Villa Medicea la Ferdinanda. La villa venne edificata in quattro anni (1596-1600) per volere del Granduca Ferdinando I de’ Medici. Il progetto è dell’architetto Bernardo Buontalenti che riuscì a sommare in questo edificio elementi architettonici già sperimentati nelle altre ville medicee.

Arrivati di fronte alla Villa scendiamo a destra lungo via del Palazzone e raggiungiamo uno spiazzo dove è collocato un totem turistico; parcheggiamo l’auto e proseguiamo a piedi in direzione della Necropoli etrusca di Prato Rosello percorrendo un sentiero che si inoltra nella macchia mediterranea.

Il declivio che collega la zona della Villa Medicea al corso dell’Arno fu utilizzato dall’VIII secolo in poi come zona funeraria; le indagini archeologiche hanno riportato alla luce 5 tumuli con strutture architettoniche articolate e differenti tra loro, oltre ai resti di altri corredi e di sepolture non associati a strutture monumentali.

Dopo la visita alla necropoli ritorniamo sui nostri passi, riprendiamo l’auto per tornare verso la Villa. Oltrepassata la Villa medicea scendiamo a destra verso Comeana, lungo via Lazzera, per visitare il Tumulo di Montefortini e la Tomba dei Boschetti.

2.
Tappa 2
Comeana

Il maestoso tumulo di Montefortini (attualmente alto 12 metri) conserva al suo interno due strutture funerarie. La più antica (640-630 a.C) è una tomba a tholos (copertura a falsa cupola, diametro oltre 7 metri) con pilastro centrale e lungo corridoio (dromos) di ingresso. Lo straordinario corredo funebre, esposto al museo di Artimino, comprendeva tra l’altro oggetti in avorio scolpiti, incisi e lavorati a traforo e una straordinaria coppa in vetro turchese, vasellame e due incensieri di bucchero.

Poco dopo la costruzione della tholos, parte della cupola crollò, il tumulo fu ampliato e fu costruita un’altra tomba con un corridoio monumentale di accesso lungo 13 metri. Anche il corredo di questa tomba, sebbene giunto a noi assai depredato, doveva essere ricchissimo, comprendendo vasi di bucchero, placchette in avorio, un balsamario egizio, oggetti di bronzo e fibule d’oro.

Poco lontano il Tumulo dei Boschetti, danneggiato dai prolungati lavori agricoli, conserva il vestibolo e la cella realizzati con grandi lastre di arenaria commesse ad incastro. I corredi funebri di entrambi i tumuli sono esposti al Museo di Artimino.

Il maestoso tumulo di Montefortini (attualmente alto 12 metri) conserva al suo interno due strutture funerarie. La più antica (640-630 a.C) è una tomba a tholos (copertura a falsa cupola, diametro oltre 7 metri) con pilastro centrale e lungo corridoio (dromos) di ingresso. Lo straordinario corredo funebre, esposto al museo di Artimino, comprendeva tra l’altro oggetti in avorio scolpiti, incisi e lavorati a traforo e una straordinaria coppa in vetro turchese, vasellame e due incensieri di bucchero.

Poco dopo la costruzione della tholos, parte della cupola crollò, il tumulo fu ampliato e fu costruita un’altra tomba con un corridoio monumentale di accesso lungo 13 metri. Anche il corredo di questa tomba, sebbene giunto a noi assai depredato, doveva essere ricchissimo, comprendendo vasi di bucchero, placchette in avorio, un balsamario egizio, oggetti di bronzo e fibule d’oro.

Poco lontano il Tumulo dei Boschetti, danneggiato dai prolungati lavori agricoli, conserva il vestibolo e la cella realizzati con grandi lastre di arenaria commesse ad incastro. I corredi funebri di entrambi i tumuli sono esposti al Museo di Artimino.

3.
Tappa 3
Carmignano e Pietramarina

Da Comeana raggiungiamo Carmignano per ammirare la Visitazione, capolavoro del manierismo toscano, opera del Pontormo (1494-1557), ospitata nella Pieve di San Michele e San Francesco. Si tratta di un olio su tavola risalente al 1529 e raffigura l’incontro tra Maria ed Elisabetta, ambedue in stato interessante.

Da Carmignano proseguiamo lungo la Provinciale n.10 di Pietramarina fino in prossimità della Chiesa di San Giusto.

Parcheggiamo l’auto e saliamo a piedi lungo la strada asfaltata, interdetta però al traffico automobilistico, e seguiamo le indicazioni: un sentiero panoramico raggiunge la cima del Monte Pietramarina; in questa zona si trova il Masso del Diavolo, nei pressi dell’area archeologica.

La sommità del colle di Pietramarina è stata occupata dagli Etruschi sin dalla fine del VII sec. a.C.; le indagini archeologiche hanno messo in luce la cinta muraria che cingeva l’insediamento e altri edifici ancora in corso di scavo. Il sito doveva svolgere una funzione di controllo del territorio del Valdarno inferiore e data la posizione elevata e dominante, permetteva di mettere in comunicazione tra loro le città etrusche di Fiesole, Volterra e Artimino e con la costa (nelle giornate terse la visuale si estende fino alla costa di Livorno).

Da lì si prende la Via Castra per raggiungere Limite e poi Vinci.

Da Comeana raggiungiamo Carmignano per ammirare la Visitazione, capolavoro del manierismo toscano, opera del Pontormo (1494-1557), ospitata nella Pieve di San Michele e San Francesco. Si tratta di un olio su tavola risalente al 1529 e raffigura l’incontro tra Maria ed Elisabetta, ambedue in stato interessante.

Da Carmignano proseguiamo lungo la Provinciale n.10 di Pietramarina fino in prossimità della Chiesa di San Giusto.

Parcheggiamo l’auto e saliamo a piedi lungo la strada asfaltata, interdetta però al traffico automobilistico, e seguiamo le indicazioni: un sentiero panoramico raggiunge la cima del Monte Pietramarina; in questa zona si trova il Masso del Diavolo, nei pressi dell’area archeologica.

La sommità del colle di Pietramarina è stata occupata dagli Etruschi sin dalla fine del VII sec. a.C.; le indagini archeologiche hanno messo in luce la cinta muraria che cingeva l’insediamento e altri edifici ancora in corso di scavo. Il sito doveva svolgere una funzione di controllo del territorio del Valdarno inferiore e data la posizione elevata e dominante, permetteva di mettere in comunicazione tra loro le città etrusche di Fiesole, Volterra e Artimino e con la costa (nelle giornate terse la visuale si estende fino alla costa di Livorno).

Da lì si prende la Via Castra per raggiungere Limite e poi Vinci.

4.
Tappa 4
Vinci

A Vinci, oltre ad ammirare il paese ed il paesaggio, possiamo visitare il Museo Leonardiano ospitato all’interno della cinta medievale nelle sale del castello dei Conti Guidi (sec.XI-XII); è una delle raccolte più ampie e originali di macchine e modelli di Leonardo, tecnologo, scienziato e ingegnere, ricostruite rispettando i progetti originali. Interessante anche la visita alla Casa Natale del Genio.

A Vinci, oltre ad ammirare il paese ed il paesaggio, possiamo visitare il Museo Leonardiano ospitato all’interno della cinta medievale nelle sale del castello dei Conti Guidi (sec.XI-XII); è una delle raccolte più ampie e originali di macchine e modelli di Leonardo, tecnologo, scienziato e ingegnere, ricostruite rispettando i progetti originali. Interessante anche la visita alla Casa Natale del Genio.

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Sito Archeologico Montereggi
Sito Archeologico Montereggi - Credit: Museo Montelupo

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