
Quando penso alla Toscana mi vengono in mente le vigne e le colline, le città d’arte e le torri rinascimentali. Mi accorgo poi che più cerco a fondo in questa regione e più mi rendo conto della diversità del suo territorio. Andando in bici questo aspetto è a dir poco eccezionale, sentire questa differenza di paesaggi sotto le ruote e al manubrio è sicuramente il miglior modo di godersi con la giusta velocità ogni collina, paesino e cascina. Questa volta mi sono diretto verso un paesaggio diverso, fatto di salite e di panorami alternativi.
A separare con una linea immaginaria la regione di Dante dall’inizio della Pianura Padana c’è un passo, non ha i numeri dei passi alpini, ma fa subito pensare ai miti del ciclismo, parlo della Futa con i suoi 905 metri sul livello del mare e una pendenza media sul finale niente male. Questo monte degli appennini Toscani sovrasta la valle del Mugello, famosa per la produzione di latte e ricchissima di borghi centenari e di Ville Medicee. Una valle senza troppi vigneti, ma con grandi pascoli e viste mozzafiato e quando salirete abbastanza in alto, in lontananza apparirà anche lo scintillio del Lago di Bilancino.
Il miglior modo a mio parere di raggiungere le partenze degli itinerari è usare il servizio bici più treno. Il piccolo treno per Borgo San Lorenzo che parte da Firenze taglia tutto il Mugello e in poco tempo eccomi fuori dalla stazione e pronto a partire. La stazione è piccola ed è impossibile perdersi, accendo il GPS, è una giornata fresca di inizio primavera, parte questa avventura verso il Passo della Futa che ho deciso di fare in solitaria.




Da Borgo San Lorenzo al Passo della Futa: il gusto dell’impresa
Seguendo le dolci colline appena fuori Borgo, dopo qualche chilometro entro direttamente in strade sterrate lontane dai motori e mi sento rinato. La terra del Mugello è ottima per le bici Gravel e MTB, anche in caso di fango il terreno rimane compatto e non blocca la ruota posteriore. Nel primo tratto non trovo grande dislivello, quindi mi diverto a “pestare” sui pedali con la bici sulla terra battuta. Le ruote scivolano fra boschi e campi verdissimi. I paesaggi si aprono uno ad uno come grandi cartoline, l’aria è fresca in questa mattina di marzo.
Non passa molto tempo, mi concedo un caffè a Galliano. Lontano dal turismo di massa, ancora preserva intatto il proprio spirito toscano, che filtra dagli sguardi degli abitanti e dai muri delle case. Faccio un paio di foto e riempio la borraccia ed eccomi nuovamente in sella, da questo punto in poi lo sterro comincia a salire.
Questo itinerario è pensato per chi ama la fatica e perché no, citando Brocci, “il gusto dell’impresa”. La salita la considero una personale meditazione, lo yoga della bicicletta. Sentire e gestire la fatica, riuscire a raggiungere quell’inarrivabile curva, e poi andare a prenderne un'altra e cosi via. La strada sale, si interseca con panorami a 280 gradi su una valle che ricorda le descrizioni dei libri di Tolkien, una terra di mezzo a portata di pedale.
Ancora pochi chilometri mi separano dal Passo, nel mio immaginario la salita era più dura, e invece scivola sotto le mie ruote poco tassellate. Devo fare un po’ attenzione ai motociclisti, è una strada molto amata dai motori, ma usando le giuste precauzioni, come il tenere la destra e avere le luci accese anche di giorno, non metto a rischio la mia salita e quella dei centauri. Da una curva spunta una rotonda, un cartello, Passo della Futa e un muro di cemento con delle lapidi in ghisa. Su questo muro è ricordato Gastone Nencini, grande campione toscano, che tanto vinse su queste strade. Spunta anche il cartello per il Cimitero Militare Germanico della Futa, a Firenzuola, dove 30000 giovani lasciarono la vita per mantenere invano la linea Gotica. Consiglio vivamente di lasciare le biciclette e salire lungo Il silenzio di quei terrazzamenti. In cima alla collina un dente di cemento che punta verso il cielo, a prescindere da chi avesse torto o ragione provo una grande pietà per questi ventenni che hanno lasciato la loro gioventù in questi boschi. Viaggiare in bici serve anche a questo, a potersi prendere il tempo, tempo per pensare, per non dimenticare.
Ormai è quasi buio, ho la scelta fra il rifugio e il campeggio, data la stagione opto per il rifugio e le sue tagliatelle al ragù spaziali, ma se la stagione fosse stata più calda non avrei avuto esitazioni a dormire sotto le stelle in questo luogo incantevole.




Dal Passo della Futa a Barberino di Mugello: una sosta al Lago di Bilancino
Colazione salata, pieno di borracce e via di nuovo, stavolta in discesa lungo la via Bolognese. Scenderla è altrettanto bella che salirla, e non possiamo fare questa affermazione per tutte le strade. Essendo che non è molto ripida mi godo a una buona velocità i suoi tornanti e invece di riprendere la strada fatta ieri, continuo per Montecarelli. Dalla fine del paese costruito lungo questa antica strada, comincia un tratto di sterrato oserei dire strepitoso. Se la giornata è buona come è capitato a me, la vista sul lago è impagabile.
Arrivo quasi a Barberino di Mugello, paese natale del già citato Gastone, da cui è partita per anni la cronoscalata della Futa. Penso ai grandi nomi che l’hanno vinta, Saronni, Moser, e sorrido alle loro vittorie inoltrandomi nel lungo lago.
E’ ora di pranzo, e niente di meglio del greto di questo bacino. La strada che costeggia il Bilancino è davvero molto suggestiva e percorribile a una buona andatura, avendo ancora del tempo prima del treno, mi fermo spesso, per godermi i paesaggi e la fauna di questo luogo. Il Lago di Bilancino con i suoi 5 kmq è circondato di verde. Intorno alle rive ci sono percorsi ciclopedonali e d’estate anche una spiaggia attrezzata. Su una sponda, l’Oasi di Gabbianello accoglie tutti gli anni uccelli in migrazione come la cicogna bianca, la gru e il fenicottero rosa. Per questo scelgo la bici per viaggiare, per lo sport sicuramente, ma soprattutto per il tempo che posso prendermi in questi posti, libero di fermarmi ovunque.
Dal lago a Borgo non corre tanta distanza, posso risalire sul mio Regionale e riposarmi ripensando a queste 48 ore di Mugello, ricaricato e già con la testa nel prossimo giro in bici.

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