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Curiosità LGBTQ+ da scoprire alla Galleria Palatina

Uno sguardo su opere pittoriche che celano personaggi e storie a tinte arcobaleno

Gay.it
di  Gay.it

La Galleria Palatina e gli Appartamenti Reali e Imperiali si trovano nel piano nobile di Palazzo Pitti e sono tra i luoghi da non perdere per chiunque voglia avere uno sguardo completo sulle opere d’arte custodite a Firenze.

L’interno del palazzo è caratterizzato da stucchi, sfarzo e opulenza tipici del periodo Barocco. Inoltre, tra la fine del Settecento e il primo decennio dell’Ottocento, i Lorena adornarono questi spazi con i quadri, le sculture e gli arredi delle collezioni medicee.

Se da una parte le sale della Galleria ospitano opere di artisti rinomati del calibro di Raffaello, Artemisia Gentileschi o Caravaggio, solo per citarne alcuni, in questo articolo vogliamo proporti dei temi e gli autori che ti permetteranno di visitare la Galleria con occhi diversi.

A partire dalle diverse rappresentazioni del mito del Ratto di Ganimede (nelle sale del Bagno di Napoleone e nella Sala dell’Iliade), ecco alcune opere da tenere d’occhio durante la tua visita alla Galleria Palatina.

Indice
  • 1.
    George Villiers, duca di Buckingham
  • 2.
    Ila e le Ninfe
  • 3.
    Allegorie della Pittura e Poesia
  • 4.
    Enrico III di Francia
  • 5.
    John Churchill, duca di Marlborough
  • 6.
    Allegoria dell’Incoronazione di Ferdinando II de’ Medici

George Villiers, duca di Buckingham

George Villiers, Duca Di Buckingham
George Villiers, Duca Di Buckingham - Credit: Hohum, Public domain, Wikimedia Commons

Una delle prime opere in cui ti imbatterai è quella realizzata da Rubens. Il quadro si trova nella Galleria del Poccetti e ritrae George Villiers, duca di Buckingham. Il duca era un uomo molto bello ed elegante e la sua figura è strettamente legata a quella del re Giacomo I d’Inghilterra, di cui fu uno degli amanti.

Giacomo I, che rimase al trono dal 1603 al 1625, divenne famoso per i legami molto stretti che era solito instaurare con i suoi "favoriti". Nonostante durante il suo regno si scagliò duramente contro la sodomia, questi legami fecero ipotizzare la sua omosessualità o bisessualità a diversi studiosi. 

L’incontro fra il re Giacomo I e George Villiers avvenne nel 1614. Un anno dopo Villiers ricevette il titolo di Cavaliere e, solo pochi anni dopo, nel 1618, fu nominato Duca di Buckingham.

A confermare la loro relazione però non sono solo le ipotesi degli studiosi, ma anche le numerose lettere di natura molto intima che ci sono giunte e che sono consultabili in diverse raccolte dedicate al tema. Di recente, a seguito del restauro di Apethorpe Palace, la residenza reale preferita da Giacomo I, è stato trovato un passaggio segreto che collegava la camera da letto del re con quella di Villiers.

Il viso ritratto nel quadro ti sembra qualcuno di conosciuto? Ti sveliamo un’altra curiosità: George Villiers fu il personaggio storico al quale Alexandre Dumas si ispirò per il suo famosissimo I tre moschettieri.

Ila e le Ninfe

Ila e le Ninfe - Francesco Furini - Dettaglio - Gallerie Palatine Firenze
Ila e le Ninfe - Francesco Furini - Dettaglio - Gallerie Palatine Firenze - Credit: Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Qualsiasi riproduzione vietata.

Lasciamo gli intrighi della corte inglese e dedichiamoci a una storia ben più tradizionale, che è antica come la notte dei tempi. Sempre nella Galleria del Poccetti troverai un quadro realizzato da Francesco Furini, la cui arte è riconoscibile per le pennellate morbide e languide.

Il quadro Ila e le Ninfe ne è una dimostrazione e il mito che ha ispirato il dipinto merita di essere raccontato.

Ila è un personaggio della mitologia greca, fu compagno di Eracle nelle sue gesta e accompagnò il semidio in qualità di scudiero. Cosa degna di nota, Ila era uomo di una bellezza unica, ed Eracle (noto come Ercole nella mitologia romana) si invaghì profondamente di lui.

Quando i due partirono alla ricerca del vello d’oro insieme a Giasone, durante una sosta Ila si allontanò alla ricerca di una fonte d’acqua.
Una volta arrivato alla fonte, le ninfe che la abitavano se ne innamorarono subito. Così, non appena si piegò per bere, Ila venne rapito dalle ninfe e di lui, nonostante la ricerca disperata di Eracle, non si seppe più nulla.

Il quadro di Francesco Furini rappresenta proprio il momento del rapimento: un bellissimo intreccio di corpi nudi che fanno da contrasto al rosso passionale del vestito di Ila.

Allegorie della Pittura e Poesia

Sempre di Francesco Furini è l’opera Allegorie della Pittura e Poesia visibile nella Sala di Berenice. Pittura e Poesia sono rappresentate nel quadro come due giovani donne intente in un abbraccio e forse un bacio interrotto dall’arrivo dello spettatore. 

Pittura ha in mano pennelli e una tavolozza, mentre Poesia ha in mano uno stilo per scrivere mentre il calamaio posto alla sua destra regge una pergamena con scritto CONCORDI LUMINE MAIOR.

Già ai tempi quest’opera, commissionata dall’Accademia del Disegno di Firenze, riscosse talmente tanto successo che Galileo Galilei ne richiese a Furini una seconda versione.

Enrico III di Francia

Se prima abbiamo parlato del re d’Inghilterra e del suo amante George Villiers, ora è il momento di spostarci in Francia per parlare di Enrico III di Valois. Per farlo, ci basta recarci nella Sala dell’educazione di Giove.

Qui troviamo un’opera di Francois Clouet che ritrae proprio il re di Francia che regnò dal 1574 al 1589 e che divenne famoso per la sua grande passione: i mignon.

Mignon era il nome con cui erano conosciuti i preferiti di corte e con i quali il re, si dice, ebbe rapporti intensi. Non sappiamo con certezza se Enrico III ebbe effettivamente relazioni amorose con altri uomini, ma è interessante parlarne per capire come alcune dinamiche di cui si parla ancora oggi non siano nuove ma derivino da molto lontano.

Se per alcuni studiosi le voci che riguardano il re di Francia sono vere, altri invece affermano che le stesse voci erano state messe in circolo dai delatori politici per screditarlo, semplicemente perché uomo non appassionato di guerra e caccia e quindi effemminato. 

Tutte caratteristiche che oggi rientrerebbero in quella che in psicologia viene chiamata mascolinità tossica, ovvero un insieme di stereotipi che definiscono l'uomo come un essere dominante nella società.

John Churchill, duca di Marlborough

John Churchill ritratto da Adrian Van Der Werff - 1680 circa
John Churchill ritratto da Adrian Van Der Werff - 1680 circa - Credit: Rebel Redcoat, Public domain, Wikimedia Commons

Dopo la breve parentesi al regno di Francia è il momento di tornare in Inghilterra con il quadro che ritrae John Churchill, duca di Marlborough, realizzato dal pittore olandese Adriaen van der Werff ed esposto nella Sala di Marte.

Per una volta però non parleremo del soggetto dell’opera, ma della moglie di John, Sarah Churchill, duchessa di Marlborough, la cui influenza sulla regina Anna valse la carriera al marito.

Sarah Churchill e la regina Anna erano legate da un’amicizia di lunga data, si conobbero da giovani nel 1675 e l’amicizia divenne più intensa in età adulta, fino a diventare una relazione vera e propria durante il regno di Anna. Da quel momento l’ascesa di John Churchill fu veloce e costellata da un rapido susseguirsi di riconoscimenti, fra cui il ducato e l’incarico di Generale dell’Esercito. L’incarico a generale lo impegnò per gran parte del tempo durante la Guerra di secessione spagnola e questo permise a Sarah di rimanere in Inghilterra in compagnia della regina Anna.

Tuttavia, Sarah frequentò poco la corte, un particolare che ci ha permesso di ricevere in eredità una serie di lettere fra le due donne, grazie alle quali possiamo conoscere numerosi dettagli sulla loro relazione e su quanto Sarah fosse in grado di influenzare le scelte politiche della regina. I rapporti fra le due donne lentamente si raffreddarono, fino a quando una cugina di Sarah Churchill, Abigail Hill, prese il suo posto come favorita di Anna. 

La gelosia nei confronti del rapporto fra la regina Anna e Abigail Hill fu talmente forte che portò Sarah a rendere pubblica la relazione lesbica fra le due donne, e questo causò l'allontanamento definitivo dei Churchill. Da quel momento, gli incarichi a Corte vennero assegnati ad Abigail Hill invece che ai figli di Sarah, diversamente da quanto stabilito in passato.

Allegoria dell’Incoronazione di Ferdinando II de’ Medici

Giovanni Andrea Ansaldo - allegoria dell incoronazione di Ferdinando II de' Medici
Giovanni Andrea Ansaldo - allegoria dell incoronazione di Ferdinando II de' Medici - Credit: Pubblico Dominio

E nel Granducato di Toscana cosa succedeva? Per conoscere un po’ le personalità che hanno animato la Toscana dobbiamo recarci nella Sala Verde degli Appartamenti Reali e ammirare il quadro di Giovanni Andrea Ansaldo, intitolato Allegoria dell’Incoronazione di Ferdinando II de’ Medici.

Ferdinando II fu il quinto Granduca di Toscana e nonno dell’ultimo granduca della dinastia de’ Medici, Gian Gastone. Sposato con Vittoria della Rovere, con la quale ebbe quattro figli, divenne noto per i suoi amori. Secondo alcuni scritti fu proprio la moglie a sorprendere il marito in effusioni amorose con un giovane di origini romane, tale Bruto della Molara.

Vittoria della Rovere, pensando di risolvere la cosa, chiese una messa di condanna dell’omosessualità nella chiesa di San Lorenzo, frequenta da Ferdinando II. La predica però non sortì alcun effetto se non quello dell’esilio immediato del prete che tenne l’omelia, lasciando i due liberi di vivere la propria sessualità.

Un altro ritratto di Ferdinando II è presente nella Sala Celeste, però ad opera del pittore fiammingo Justus Sustermans.

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