Con l’arrivo della primavera, i terrazzamenti esposti al sole e i muretti a secco che delimitano le vecchie mulattiere si rivestono di una nuova vegetazione. Tra le tante erbe che spuntano, alcune si rivelano particolarmente preziose. In Garfagnana e nella Valle del Serchio, con l’espressione “erbi boni” o “erbucci” si indica qualsiasi pianta utilizzata in cucina o nella medicina popolare, mentre “erbuccio”, al singolare, identifica il prezzemolo.
Mani esperte, spesso femminili, raccolgono queste piante, distinguendole dagli “erbi degli streghi”, velenosi. Questa antica sapienza ha portato, in epoche passate, a identificare tali donne come streghe, con conseguenze atroci. Ancora oggi, con l’espressione “erbo magico” si indica l’ingrediente segreto di una ricetta che un cuoco preferisce non rivelare.
Cicerbite, sportevecchie, raponzoli, pastinache, sassaioli, ingrassaporci, piscialletto sono alcuni dei nomi popolari di queste erbe che, all’uscita del periodo invernale, caratterizzato da una cucina ricca di grassi, garantiscono un’iniezione di vitamine e principi depurativi a costo zero.
Gli erbucci, serviti in insalata, lessati o nelle zuppe, sono i piatti più caratteristici della primavera. Regina delle zuppe, la “Minestrella” di Gallicano, servita con le “Focacce Leve” o i “Mignecci” (focaccine di farina di granturco), viene preparata con 26 erbe diverse e l’aggiunta di fagioli giallorini.
Numerosi eventi celebrano la conoscenza delle erbe commestibili, attraverso escursioni guidate e serate gastronomiche. “Selvaggia - festa delle erbe spontanee, dei fiori e delle gemme” a Castelnuovo di Garfagnana, apre la stagione degli eventi gastronomici ed è la prima manifestazione in Italia dedicata alle erbe spontanee, con menù tematici, escursioni guidate, talk, cooking show e mercatini delle erbe.
