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Golfo di Baratti lungo la Costa degli Etruschi
Photo © AudreyH
Photo © AudreyH

Lungo la Costa degli Etruschi: grandi vini, natura e storia

Mare, colline e delizie enogastronomiche

Un viaggio tra mare, natura e città ricche di arte e di storia, alla scoperta di importanti testimonianze etrusche, fra cui l’unica necropoli sorta davanti al mare. La Costa degli Etruschi che vi portiamo a conoscere è un fiorire di borghi medievali immersi tra le colline, sempre a due passi dall'acqua. Si tratta di un territorio autentico, anche in campo gastronomico, con una grande varietà di ricette tradizionali, sia di mare che di terra, nonché vini d’autore spesso risalenti ad antiche origini etrusche. Infine, una terra che offre, oltre a decine di chilometri di spiagge di diversa tipologia, opportunità di divertimento e di svago in ogni periodo dell’anno.

Indice
  • 1.
    I vini degli Etruschi
  • 2.
    Archeologia e benessere
  • 3.
    La cucina tipica

I vini degli Etruschi

Strada del Vino Costa degli Etruschi
Strada del Vino Costa degli Etruschi - Credit: Strada del Vino Costa degli Etruschi
Castagneto Carducci
Castagneto Carducci - Credit: Strada del Vino Costa degli Etruschi

A sud di Livorno, partono le Strade del Vino e dell'Olio Costa degli Etruschi, alla scoperta di interessanti borghi medievali di cui alcuni ancora nel pisano, come Montescudaio, noto per il suo il vino Montescudaio DOC, raggiungendo su dolci rilievi collinari Bibbona, con il suo Terratico di Bibbona DOC, Bolgheri, con il famoso viale dei cipressi, terra di illustri vini e dei famosi Supertuscans. Nella vicina Rocca San Silvestro si possono conoscere le stratificazioni dell’industria mineraria dall’antichità al medioevo nel locale parco minerario.

Passando dalla suggestiva strada di Castagneto Carducci verso l’interno, si raggiunge il borgo medievale di Suvereto, altra zona importante dal punto di vista vitivinicolo, che vede la produzione del Val di Cornia Rosso DOC e DOCG e Suvereto DOC e DOCG. Storia, tradizione e modernità si incontrano nelle cantine d’autore, che permettono di degustare vini d’eccellenza e visitare le importanti tenute vitivinicole, previa prenotazione. Questi vini erano già presenti nei sontuosi banchetti etruschi: lo sfarzo orientaleggiante dei principi che regnarono nella zona è ben rappresentato nei reperti custoditi al Museo di Cecina.

Archeologia e benessere

Populonia
Populonia - Credit: Giulia Scarpaleggia
Terme di Venturina
Terme di Venturina - Credit: Giulia Scarpaleggia

Ritornando verso la costa, presso il Golfo di Baratti, si trova il Parco Archeologico di Baratti e Populonia: l’acropoli, i templi la città bassa, porto e il quartiere industriale mantengono vive le testimonianze di Populonia, unico grande centro etrusco - il cui nome antico, Fufluna, ricorda il Dio del vino etrusco - sorto direttamente sul mare con funzione commerciale e centro siderurgico per la lavorazione del rame, poi del bronzo e, a partire dal V secolo, del ferro, quando dall’Isola d’Elba veniva trasportato il minerale proprio a Baratti, dove erano localizzati sia il porto che le officine.

Le Terme di Venturina, già conosciute dagli Etruschi e dai Romani come “Aquae Populoniae”, permettono una pausa di benessere grazie alle proprietà della Sorgente Cratere, le cui acque termali sgorgano a 45° centigradi durante tutto l’anno. Nella zona è possibile fare escursioni nella natura, a piedi, a cavallo o in mountain bike, birdwatching, nautica da diporto, immersioni subacquee, surf, wind-surf, canoa, parchi giochi e parchi acquatici.

La cucina tipica

Nel mare etrusco passavano tonni e palamite: non è un caso che il piatto classico di Baratti sia il ‘tonno briao’, con vino rosso, e che dall’inizio dell’800 fino al 1940 rimase attiva una tonnara.

I piatti di pesce e di carne convivono armoniosamente, dal famoso Cacciucco ai piatti a base di cinghiale. Ma nelle ricette della Costa degli Etruschi spesso gli ingredienti di mare si mescolano a quelli di terra: seppie con le bietole, il baccalà o lo stoccafisso con cipolla, pomodoro e patate, triglie alla livornese, cuscus, la pappa al pomodoro, il riso nero con le seppie, i minestroni, la famosa palamita di San Vincenzo, che i pescatori bollivano in acqua e aceto, con carota, sedano e tutti gli odori per poi pulirla e marinarla.

Non manca la cacciagione, ravioli con sugo di lepre, tordi con le olive, spiedini e carne alla griglia e in umido, frattaglie, salsicce di cinghiale e soppressata, insaccati, tartufi funghi e selvaggina, capriolo in umido con le olive e il cinghiale in dolce-forte.

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