Il Museo Nazionale del Bargello è una tappa imperdibile per chi ama l’arte e desidera scoprire i capolavori che hanno segnato la storia della scultura italiana.
L’edificio, costruito nel 1250, fu la prima sede del governo cittadino di Firenze, prima ancora di Palazzo Vecchio, in seguito ospitò il Podestà per poi divenire un carcere.
Nell’Ottocento venne restaurato e trasformato nel museo che conosciamo oggi, custode di opere straordinarie di Donatello, Michelangelo e molti altri maestri del Rinascimento.
Le sale del Bargello offrono un percorso affascinante tra cortili, stemmi antichi e stanze che custodiscono secoli di bellezza. Ecco cinque sculture che da sole valgono la visita.
Prima di iniziare la visita, è utile orientarsi: il percorso del museo non segue un ordine lineare.
L’ingresso si apre su un suggestivo cortile - da non perdere gli stemmi dei diversi Podestà che decorano le pareti - da cui si accede alla sala di destra dedicata a Michelangelo, oppureoppure salire la ripida scalinata che conduce alla grande Sala di Donatello.
Queste due sale racchiudono alcune delle sculture più importanti del museo, ma vale la pena esplorare anche gli ambienti più raccolti, dove sono esposti bronzetti, maioliche, lavori in avorio e metallo e raffinati gioielli.
Al piano superiore, raggiungibile da una scala discreta che si trova nella sala degli avori, si nascondono due piccole sale aggiuntive.
Per apprezzare in pieno il percorso si consiglia di dedicare circa un’ora e mezza alla visita, concedendosi il tempo di osservare anche i dettagli più curiosi.
Nel 1401 Firenze bandì un concorso per la realizzazione delle porte bronzee del Battistero, chiedendo agli artisti di rappresentare il Sacrificio di Isacco - l’episodio dell’Antico Testamento in cui Abramo riceve l’ordine di sacrificare il proprio figlio come prova di fede - in un piccolo riquadro a forma di quadrilobo.
Le due formelle finaliste, oggi esposte nella Sala di Donatello, sono di Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi: un confronto straordinario tra due geni che segneranno il futuro dell’arte fiorentina.
Provate a indovinare chi dei due vinse, prima di leggere la didascalia sul muro!
Collocata in origine sulla facciata di Orsanmichele, la statua del San Giorgio (1417-1420) è uno dei capolavori assoluti di Donatello.
Sotto la nicchia si trova un rilievo che narra l’impresa del santo nell’uccidere il drago per salvare la principessa: è la prima applicazione della tecnica dello stiacciato, il bassorilievo sottilissimo che crea un’illusione di profondità.
Una vera rivoluzione nella scultura rinascimentale: il marmo, appena inciso, sembra quasi carta.
Simbolo di grazia e libertà, il David in bronzo di Donatello è una delle prime statue a tutto tondo dell’età moderna.
Realizzato intorno agli anni Quaranta del Quattrocento, stupisce per l’eleganza delle forme e per la sorprendente modernità del soggetto: un giovane eroe fiero e leggero, colto dopo la vittoria.
Il restauro ha rivelato preziose tracce di doratura nei capelli e nei dettagli del casco e dei calzari.
Il Bacco di Michelangelo è una delle prime opere del giovane artista, realizzata tra il 1496 e il 1497, quando aveva appena 21 anni.
Si tratta di una commissione romana per un cardinale che possedeva un giardino di sculture antiche.
Il dio del vino, leggermente ebbro, è sorretto da un tronco d’albero e da un piccolo satiro – elementi strutturali necessari a sostenere il peso del marmo.
Michelangelo riesce qui a trasformare il marmo in carne viva, restituendo con incredibile sensibilità la morbidezza del corpo e la leggerezza del movimento.
Realizzato intorno al 1503-1505, il Tondo Pitti raffigura una Madonna col Bambino di grande dolcezza e intensità.
La forma circolare, tipica delle opere destinate alle dimore private fiorentine, diventa nelle mani di Michelangelo un dialogo intimo tra madre e figlio.
L’artista mostra già la potenza scultorea e la sensibilità che troveranno piena espressione negli anni della Cappella Sistina.
Oltre a questi capolavori, il Bargello custodisce una collezione vastissima: bronzi, maioliche, avori e gioielli che raccontano l’evoluzione dell’arte decorativa in Toscana.