Gli alberi monumentali raccontano storie antiche che abbiamo dimenticato o che sono sui libri di storia. In Toscana sono più di cinquanta, alcuni hanno centinaia di anni di età, altri migliaia. Sono protetti per il loro valore storico e naturalistico e si trovano un po’ in tutta la regione.
L’imponente Leccio di Gnicche fa bella mostra di sé nel Bosco di Sargiano, alle porte di Arezzo. Il bosco è una tradizionale meta di escursioni per gli aretini sulle pendici del Monte Lignano dove si trova anche un antico convento francescano. Il nome dell’albero evoca le azioni del brigante aretino Federico Bobini che aveva come soprannome proprio Gnicche. Secondo la tradizione il brigante era solito organizzare i suoi agguati nei pressi del grande fusto.
Un altro leccio vecchio di trecento anni e altrettanto imponente si trova a Faltognano. Il paese e l’albero sono raggiungibili con un itinerario a partire da Vinci - segnaletica bianco e rossa CAI nr 14 - che consente di visitare anche la casa di Leonardo. La copertura a cupola della chioma lo rende differente dagli altri lecci ed è la prima cosa che salta agli occhi. Secondo una leggenda questa peculiarità sarebbe conseguenza del fatto che, quando ancora il leccio era un alberello, le sue foglie sarebbero state brucate da una capra dispettosa, con il risultato che vediamo oggi. Il leccio fu a rischio di sopravvivenza negli anni ‘90 ma, grazie ai fondi raccolti, venne salvato, inserito nella lista degli alberi monumentali e ogni anno celebrato con una sagra.
Dai lecci agli olivi, alberi antichi per definizione.
L’Olivo della Strega si trova a Magliano ed è raggiungibile seguendo l’itinerario - 300 metri di dislivello - che parte dal borgo medievale di Montiano, antico possedimento degli Aldobrandeschi. È un albero millenario con tronco della circonferenza di nove metri e ha attraversato tutte le epoche storiche, dai Tirreni preromani fino ai nostri giorni. Il suo nome si deve al fatto che, secondo la tradizione, si trova nel luogo in cui, in epoca medievale, si riunivano segretamente donne accusate di stregoneria. Già in età etrusca si pensa che intorno a questo albero si celebrassero feste in onore delle loro divinità dei boschi.
Si valuta che sia solo un poco più giovane l’Olivo dei Trenta Zoccoli, che si trova a Pian del Quercione seguendo il Sentiero della Pieve, un itinerario che parte dalla chiesa romanica di Pieve a Elici raggiungibile da Massarosa, lungo una strada che sale tra olivi centenari. I Trenta zoccoli del nome hanno origine da un racconto di un viaggiatore tedesco del ’700, George C. Martini. Lo scrittore, avendo visto 13 contadini arrampicati sulla pianta per la raccolta delle olive e avendo notato che calzavano degli zoccoli, diede per assodato che quella calzatura fosse comune per quel tipo di raccolta. Quindi 13 paia significa 26 zoccoli. E dal momento che “Olivo dei 26 zoccoli” suonava male, pensò bene di arrotondare a 30.
Dopo gli olivi è l’ora delle querce, alberi di grandi dimensioni per eccellenza. E infatti ne troviamo molte nella lista degli alberi monumentali toscani.
Dalla Quercia gigante di Populonia, raggiungibile lungo l’itinerario di trekking che unisce Baratti alla Buca delle Fate, 200 anni di età per 4 metri di circonferenza, 20 metri di altezza e una chioma di 32 metri, alla Quercia del Cinto nel parco di San Rossore a Migliarino. Dalla Quercia dell’Olmo a Fosdinovo, vicino Massa Carrara, alla Roverella di Castelnuovo Berardenga – un bell’itinerario da abbinare in questo caso è l’Anello della settecentesca Villa Arcena – fino alla cosiddetta Quercia delle Streghe nella frazione di Gragnano a Capannori, un piccolo borgo lungo la Via Francigena, che si stima abbia 600 anni di età e che secondo la tradizione ispirò Collodi quando scrisse dell’impiccagione di Pinocchio.
Ma altri alberi e altre storie ci aspettano lungo il cammino.
Il Faggio Santo di Vallombrosa che incontreremo lungo il cosiddetto Percorso delle Cappelle, un sentiero nel cuore della foresta vallombrosana alla scoperta di 10 cappelle devozionali datate dal ’300 al ’600.
L’acero di Cutigliano, raggiungibile in 2 ore dalla frazione di La Lima.
Infine i cipressi della Val d’Orcia, come quelli in località Triboli, raggiungibili con una escursione a partire da San Quirico e che sono uno dei simboli nel mondo dell’ambiente e della storia toscana.