Camminiamo alla scoperta della storia e della natura dell’isola del silenzio
Immersa nel blu del mar Tirreno, tra la costa della Toscana e la Corsica, Pianosa, con i suoi 29 metri di altitudine massima, si adagia sull'acqua come un foglio. Come in altri casi delle ex isole-prigione, anche Pianosa ha conservato intatto il suo patrimonio naturalistico dopo la dismissione delle carceri, grazie alla tutela del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Ancora oggi, l'accesso all'isola è riservato ad un numero limitato di persone. Le visite e le escursioni all’interno dell’isola sono possibili, infatti, solo con l’accompagnamento di una guida e prevedono regole precise per salvaguardare l’ambiente. Con il supporto delle guide si possono fare trekking naturalistici sia all’interno dell’isola che lungo la costa.
Si cammina all’ombra dei caratteristici muri a secco, immersi nella macchia mediterranea, tra le diramazioni carcerarie dismesse oppure alla scoperta dell’origine geologica dell'isola, della storia della formazione dei suoi fossili ammirando le piccole falesie che scendono sul mare cristallino. Verso il sud dell'isola si possono fare trekking che conducono alla scoperta dell'antica storia paleontologica di Pianosa, visitando la grotta di Cala di Biagio dove sono stati rinvenuti utensili preistorici e ricostruiti calchi in resina dei reperti. Per gli appassionati di trekking archeologici è infine possibile raggiungere i resti della villa di Agrippa Postumo, nei pressi di Cala Giovanna, dove è possibile nella stagione buona, dopo aver camminato, immergersi nelle acque azzurre della baia.
Si tratta della escursione più nota dell'isola, una facile passeggiata costiera tra i colori e i profumi della macchia mediterranea che conduce al promontorio nord di Pianosa. Durante il percorso la guida vi farà apprezzare la sedimentazione storica che caratterizza l’isola assieme ai più importanti aspetti naturalistici. L'escursione ha inizio dal porticciolo, da dove si raggiunge il paese con un breve rettilineo fino al cortile antistante la chiesa, presso l’ingresso nella colonia penale agricola. Una volta oltrepassato l’alto muro di recinzione che separava l'abitato dall'area della prigione, si imbocca la pista assolata che all'inizio corre lungo il muro per poi allontanarsene seguendo la linea di costa per raggiungere i resti della Villa di Agrippa Postumo. Camminiamo tra i resti della Villa, dove Agrippa fu inviato in esilio tra il 7 e il 14 d.C. ad opera di Augusto. L’imperatore che lo aveva adottato intendeva così favorire per la sua successione l'ascesa di Tiberio, eliminando uno scomodo rivale. Dell'antica serie di edifici che originariamente erano pavimentati con mosaici bianchi e neri e ornati con decorazioni mitologiche marine, rimangono oggi le rovine di un piccolo teatro, dei bagni termali, della sala di rappresentanza, di due ninfei e di una terrazza affacciata sulla baia. Sono le aree che secondo gli storici romani Agrippa preferiva, pescando e oziando di fronte al mare.
Si tratta della escursione più nota dell'isola, una facile passeggiata costiera tra i colori e i profumi della macchia mediterranea che conduce al promontorio nord di Pianosa. Durante il percorso la guida vi farà apprezzare la sedimentazione storica che caratterizza l’isola assieme ai più importanti aspetti naturalistici. L'escursione ha inizio dal porticciolo, da dove si raggiunge il paese con un breve rettilineo fino al cortile antistante la chiesa, presso l’ingresso nella colonia penale agricola. Una volta oltrepassato l’alto muro di recinzione che separava l'abitato dall'area della prigione, si imbocca la pista assolata che all'inizio corre lungo il muro per poi allontanarsene seguendo la linea di costa per raggiungere i resti della Villa di Agrippa Postumo. Camminiamo tra i resti della Villa, dove Agrippa fu inviato in esilio tra il 7 e il 14 d.C. ad opera di Augusto. L’imperatore che lo aveva adottato intendeva così favorire per la sua successione l'ascesa di Tiberio, eliminando uno scomodo rivale. Dell'antica serie di edifici che originariamente erano pavimentati con mosaici bianchi e neri e ornati con decorazioni mitologiche marine, rimangono oggi le rovine di un piccolo teatro, dei bagni termali, della sala di rappresentanza, di due ninfei e di una terrazza affacciata sulla baia. Sono le aree che secondo gli storici romani Agrippa preferiva, pescando e oziando di fronte al mare.
Lasciamo alle nostre spalle i resti archeologici e le vicende di Agrippa, per proseguire la nostra escursione che continua a poca distanza dal mare. Mentre camminiamo osserviamo le grandi quantità di posidonia che si depositano sulle rive svolgendo l’importante funzione di trattenere la sabbia. Sugli scogli al largo sostano alcuni marangoni, mentre la nostra pista punta verso l’interno, raggiungendo, con un caratteristico rettilineo, le rovine della Casa del Marchese, nota anche come il Convalescenziario. Era, infatti, il luogo in cui i detenuti malati – in particolare di tubercolosi - passavano il periodo di convalescenza e proprio per ragioni di profilassi si era scelto di adibire a questa funzione l'edificio più distante dal porticciolo. Poco distante visitiamo un'altra bellissima insenatura dai mille riflessi. Quello che per noi oggi è un bel paesaggio, per gli antichi romani doveva rappresentare, nell’isola “ingannatrice dei naviganti”, un punto di approdo tutt’altro che tranquillo e sicuro, come ci raccontano i resti delle anfore rinvenute. Il fondale spesso basso lungo le coste faceva di Pianosa un’isola di difficile attracco. Tornati al paese, oltre alla sosta presso il punto di ristoro, visitiamo la mostra che racconta la storia di Pianosa, del suo abitato e della colonia penale. Prima di far ritorno al porticciolo, camminiamo ancora nel paese fantasma con le vie intitolate a personaggi legati alla lotta contro la mafia.
Lasciamo alle nostre spalle i resti archeologici e le vicende di Agrippa, per proseguire la nostra escursione che continua a poca distanza dal mare. Mentre camminiamo osserviamo le grandi quantità di posidonia che si depositano sulle rive svolgendo l’importante funzione di trattenere la sabbia. Sugli scogli al largo sostano alcuni marangoni, mentre la nostra pista punta verso l’interno, raggiungendo, con un caratteristico rettilineo, le rovine della Casa del Marchese, nota anche come il Convalescenziario. Era, infatti, il luogo in cui i detenuti malati – in particolare di tubercolosi - passavano il periodo di convalescenza e proprio per ragioni di profilassi si era scelto di adibire a questa funzione l'edificio più distante dal porticciolo. Poco distante visitiamo un'altra bellissima insenatura dai mille riflessi. Quello che per noi oggi è un bel paesaggio, per gli antichi romani doveva rappresentare, nell’isola “ingannatrice dei naviganti”, un punto di approdo tutt’altro che tranquillo e sicuro, come ci raccontano i resti delle anfore rinvenute. Il fondale spesso basso lungo le coste faceva di Pianosa un’isola di difficile attracco. Tornati al paese, oltre alla sosta presso il punto di ristoro, visitiamo la mostra che racconta la storia di Pianosa, del suo abitato e della colonia penale. Prima di far ritorno al porticciolo, camminiamo ancora nel paese fantasma con le vie intitolate a personaggi legati alla lotta contro la mafia.