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La sottilità dell’aria. Arezzo e il suo territorio negli archivi Alinari.

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Una finestra fotografica su cento anni di storia del territorio aretino

La mostra "La sottilità dell’aria. Arezzo e il suo territorio negli archivi Alinari", allestita nella Casa Museo Ivan Bruschi, apre una finestra fotografica su cent’anni di storia del territorio aretino, dal 1856 al 1954.

Una selezione di scatti, parte dalla monumentale opera di documentazione del patrimonio culturale italiano portata avanti da Alinari e Brogi, autodefinitesi "fotografi editori", attraverso i quali raccontare le terre d’Arezzo, l’arte, il paesaggio e il lavoro.

In mostra sono presenti anche fotografie di Aurelio Monteverde e Vincenzo Balocchi che raccontano con tutt'altri occhi il territorio aretino e la sua gente.

Ne emerge un variegato paesaggio sociale fatto di vallate delimitate da archi collinari e montagne elevate, punteggiato da testimonianze artistiche medievali, con un’economia prevalentemente basata sull’agricoltura e l’avvio di importanti iniziative industriali. Una terra di contadini, lavandaie, pastori, monaci, uomini e donne d’ingegnosa laboriosità.

Orizzonti ampi e variegati e tracce vivide di una lunga storia di creatività: quella sottilità dell’aria a cui Michelangelo, scherzando con Vasari, attribuiva il proprio ingegno.
Onde Michelangelo ragionando col Vasari una volta per ischerzo disse: "Giorgio, s' i' ho nulla di buono nell'ingegno, egli è venuto dal nascere nella sottilità dell'aria del vostro paese d'Arezzo. [Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori ed architettori, Firenze, 1568.]

Il percorso espositivo si sviluppa in quattro sezioni e si compone di 56 stampe fotografiche, oltre alle riproduzioni digitali dell’album Miniere di lignite del Valdarno, sempre proveniente dagli Archivi Alinari.

Questa è la prima di una serie di mostre che la Fondazione Alinari intende dedicare alle città toscane.

La mostra è organizzata da Fondazione Ivan Bruschi parte del patrimonio Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Fondazione Alinari per la Fotografia, e con il contributo del Museo MINE - Museo delle Miniere e del Territorio di Cavriglia (AR).