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Itinerari
6 giorni alla scoperta delle Apuane

Un tour dedicato agli escursionisti, toccando i luoghi più affascinanti delle Alpi della Toscana

A guardare solo loro, concentrandosi esclusivamente su quelle vette aguzze, bianche e rocciose, non parrebbe nemmeno di stare in Toscana. Intorno, invece, si distendono le spiagge della Versilia, bagnate ritmicamente dalle onde del Tirreno e, in lontananza, si scorgono i colli della Lucchesia.

Sono le Apuane, Alpi di nome e di fatto, montagne così diverse dal resto della catena appenninica, che si dischiudono in tutta la loro maestosità nell’ultimo lembo settentrionale di Toscana, tra le provincie di Massa Carrara e Lucca. Il loro aspetto austero non deve però intimorire: le Apuane celano magnifici tesori di natura da esplorare lungo la fitta rete di sentieri che le attraversa.

Questo territorio così particolare – generato da un processo di ritiro delle acque e sollevamento dai fondali marini cominciato circa 220 milioni di anni fa – ospita una ingente varietà faunistica e soprattutto floristica, ricca di specie endemiche che hanno beneficiato del particolare microclima locale.

Altrettanto stretto è il rapporto che si è sviluppato nei secoli con l’uomo. Le Apuane sono terra di transito da tempo immemore: i ripidi pendii venivano attraversati a piedi dai commercianti di sale e castagne, dai viandanti che percorrevano la Via Francigena e dai briganti che su queste terre impervie cercavano rifugio. E poi il celeberrimo marmo, un bene dal valore inestimabile che per la sua qualità ha richiamato nei secoli i più grandi scultori del rinascimento, tra tutti il sommo Michelangelo.

La nostra proposta di viaggio è rivolta agli appassionati di escursionismo che già hanno confidenza con i sentieri e gli ambienti di montagna e prevede l'utilizzo dell'auto per raggiungere il punto di partenza di ogni escursione giornaliera.

Insomma, se siete fra quelli che non si lasciano troppo intimidire dalla fatica e dalle lunghe camminate, seguiteci e vedrete che questo randonnée sarà degno di essere aggiunto ai vostri ricordi più belli.

1.
PRIMO GIORNO
Un balcone sulle Apuane

La porta di ingresso alle Apuane è Carrara, città nata ai piedi di queste montagne. L’escursione in programma per la prima giornata non è delle più lunghe e c’è tutto il tempo per concedersi un po’ di turismo urbano.

Nel centro storico di Carrara le opere d’arte non mancano, dal Duomo di Sant’Andrea al Palazzo di Cybo Malaspina, ma, per cogliere lo spirito del territorio, l’appuntamento da non perdere è quello con la spettacolare visita alla Cava Museo che si incontra in località Fantiscitti.

Lasciata Carrara ci dirigiamo verso le Apuane. A montagne così occorre però approcciarsi con la dovuta cautela. I dolci pendii boscosi del Monte Brugiana sono un “riscaldamento” ideale e anche uno splendido balcone, dal quale ammirare le Apuane in tutta la loro maestosa austerità.

Il punto di partenza della camminata è la frazione di Bergiola Foscalina, un tranquillo villaggio, che però fu testimone di uno dei più efferati eccidi della Seconda Guerra Mondiale, come ricordano il cippo che s’incontra nel centro del paese e il monumento dedicato al maresciallo Vincenzo Giudice, fucilato dalle truppe naziste per aver cercato di opporsi alla strage.

Il percorso a piedi comincia dal parcheggio lungo via Nuova di Brugiana, di fronte a un bel lavatoio. L’itinerario sale la dorsale percorrendo antiche mulattiere (sentiero CAI 152) e, dopo aver raggiunto la vetta, scende fino a sfiorare l’anfiteatro della cava di marmo situata sul fianco orientale, per poi tagliare in diagonale il versante settentrionale (sentiero CAI 151), facendo ritorno Bergiola.

La porta di ingresso alle Apuane è Carrara, città nata ai piedi di queste montagne. L’escursione in programma per la prima giornata non è delle più lunghe e c’è tutto il tempo per concedersi un po’ di turismo urbano.

Nel centro storico di Carrara le opere d’arte non mancano, dal Duomo di Sant’Andrea al Palazzo di Cybo Malaspina, ma, per cogliere lo spirito del territorio, l’appuntamento da non perdere è quello con la spettacolare visita alla Cava Museo che si incontra in località Fantiscitti.

Lasciata Carrara ci dirigiamo verso le Apuane. A montagne così occorre però approcciarsi con la dovuta cautela. I dolci pendii boscosi del Monte Brugiana sono un “riscaldamento” ideale e anche uno splendido balcone, dal quale ammirare le Apuane in tutta la loro maestosa austerità.

Il punto di partenza della camminata è la frazione di Bergiola Foscalina, un tranquillo villaggio, che però fu testimone di uno dei più efferati eccidi della Seconda Guerra Mondiale, come ricordano il cippo che s’incontra nel centro del paese e il monumento dedicato al maresciallo Vincenzo Giudice, fucilato dalle truppe naziste per aver cercato di opporsi alla strage.

Il percorso a piedi comincia dal parcheggio lungo via Nuova di Brugiana, di fronte a un bel lavatoio. L’itinerario sale la dorsale percorrendo antiche mulattiere (sentiero CAI 152) e, dopo aver raggiunto la vetta, scende fino a sfiorare l’anfiteatro della cava di marmo situata sul fianco orientale, per poi tagliare in diagonale il versante settentrionale (sentiero CAI 151), facendo ritorno Bergiola.

2.
SECONDO GIORNO
Colonnata: nella valle dei marmi

La seconda giornata del nostro viaggio ci porta nel cuore di pietra delle Apuane.

Percorrendo la stretta valle che conduce a Colonnata ci troviamo completamente circondati dalle cave di marmo: che piaccia o meno questi luoghi sono il simbolo del rapporto plurimillenario fra l’uomo e queste montagne.

Quella di oggi è ancora un’escursione di riscaldamento: al ritorno avremo tutto il tempo per gustare le atmosfere di Colonnata… e i suoi sapori!

Mettiamoci subito in marcia. Partiamo dal centro del paese salire verso Vergheto e Foce Luccica, lungo una piccola sterrata. Dopo aver camminato all’ombra dei castagni si apre il pianoro di Vergheto, un piccolo agglomerato di case di pastori, che oggi giace silenzioso al cospetto del Monte Sagro. Seguendo il sentiero n.38 si sale senza troppa fatica, con un panorama mozzafiato sui monti Maggiore e Cima d’Uomo, fino alla madonnina di Foce Luccica, da cui la vista spazia fino al monte Sella. Al cospetto del monte Spallone, Foce Luccica dà il meglio di sé in autunno e primavera, quando le fioriture di crochi colorano i fianchi severi delle montagne.

Rispettando i tempi previsti per l’escursione (3/4 ore) saremo di ritorno a Colonnata in tempo utile per il pranzo, che, ovviamente, dovrà prevedere almeno un assaggio del celeberrimo lardo IGP. Quello che arriverà in tavola non è un semplice salume, ma il racconto di oltre mille anni di storia. Furono, infatti, i longobardi a introdurre in queste valli l’allevamento dei maiali, il cui lardo stagionato divenne il “pane dei cavatori”, alimento poverissimo, ma ricco di sapore e di energia.

Con questo stesso “pane” si sfamarono, fra ‘800 e ‘900, gli anarchici costretti alla macchia, che, fra le vallate apuane, trovarono sempre accoglienza e solidarietà, come ricorda la targa posta nella piazza del paese e dedicata “Ai compagni anarchici uccisi sulla strada della libertà”.

La seconda giornata del nostro viaggio ci porta nel cuore di pietra delle Apuane.

Percorrendo la stretta valle che conduce a Colonnata ci troviamo completamente circondati dalle cave di marmo: che piaccia o meno questi luoghi sono il simbolo del rapporto plurimillenario fra l’uomo e queste montagne.

Quella di oggi è ancora un’escursione di riscaldamento: al ritorno avremo tutto il tempo per gustare le atmosfere di Colonnata… e i suoi sapori!

Mettiamoci subito in marcia. Partiamo dal centro del paese salire verso Vergheto e Foce Luccica, lungo una piccola sterrata. Dopo aver camminato all’ombra dei castagni si apre il pianoro di Vergheto, un piccolo agglomerato di case di pastori, che oggi giace silenzioso al cospetto del Monte Sagro. Seguendo il sentiero n.38 si sale senza troppa fatica, con un panorama mozzafiato sui monti Maggiore e Cima d’Uomo, fino alla madonnina di Foce Luccica, da cui la vista spazia fino al monte Sella. Al cospetto del monte Spallone, Foce Luccica dà il meglio di sé in autunno e primavera, quando le fioriture di crochi colorano i fianchi severi delle montagne.

Rispettando i tempi previsti per l’escursione (3/4 ore) saremo di ritorno a Colonnata in tempo utile per il pranzo, che, ovviamente, dovrà prevedere almeno un assaggio del celeberrimo lardo IGP. Quello che arriverà in tavola non è un semplice salume, ma il racconto di oltre mille anni di storia. Furono, infatti, i longobardi a introdurre in queste valli l’allevamento dei maiali, il cui lardo stagionato divenne il “pane dei cavatori”, alimento poverissimo, ma ricco di sapore e di energia.

Con questo stesso “pane” si sfamarono, fra ‘800 e ‘900, gli anarchici costretti alla macchia, che, fra le vallate apuane, trovarono sempre accoglienza e solidarietà, come ricorda la targa posta nella piazza del paese e dedicata “Ai compagni anarchici uccisi sulla strada della libertà”.

3.
TERZO GIORNO
Il Monte Corchia: un castello di roccia fra cielo e mare

Scendendo di una ventina di chilometri, sui monti che sovrastano la piana di Pietrasanta, si trova Levigliani, frazione del comune di Stazzema, situata ai piedi del “castello” roccioso del Monte Corchia.

Siamo nel cuore del massiccio che fa parte della rete dei geoparchi dell’UNESCO, in uno dei luoghi che meglio ne rappresentano le caratteristiche storiche e paesaggistiche e ci vorrebbe ben più di una giornata per esaurire gli punti di interesse offerti dal territorio!

Nell’imbarazzo della scelta seguiamo il nostro istinto di camminatori che ci chiama verso le imponenti bastionate del Monte Corchia.

Il sentiero comincia dal Passo della Croce, qualche chilometro a monte di Levigliani, e segue l’antica marmifera per Fociomboli. Da qui, in una ventina di minuti si può raggiungere il “Padule”, residuo di un antico lago glaciale alimentato da acque meteoriche e sorgenti sotterranee, una vera perla di natura, abitata da specie botaniche rare. Si segue poi il sentiero 129 per Mosceta e, transitando per il Rifugio Del Freo, si guadagna la cresta sommitale. Dopo aver goduto dello splendido panorama, si può tornare indietro dal Retro-Corchia, passando nei pressi di un’antica cava.

Anche se stanchi dopo questa impegnativa camminata, sarebbe un peccato lasciare la zona senza aver visto lo spettacolare Antro del Corchia, il sistema carsico più grande d’Italia, raggiungibile da Levigliani grazie ad un apposito servizio di navette turistiche.

Con un po’ più di tempo a disposizione si può visitare le altre attrazioni locali come le miniere di mercurio, il Museo della Pietra Piegata e il museo di comunità e impresa “Lavorare Liberi”, che racconta la storia della locale cooperativa di cavatori.

Scendendo di una ventina di chilometri, sui monti che sovrastano la piana di Pietrasanta, si trova Levigliani, frazione del comune di Stazzema, situata ai piedi del “castello” roccioso del Monte Corchia.

Siamo nel cuore del massiccio che fa parte della rete dei geoparchi dell’UNESCO, in uno dei luoghi che meglio ne rappresentano le caratteristiche storiche e paesaggistiche e ci vorrebbe ben più di una giornata per esaurire gli punti di interesse offerti dal territorio!

Nell’imbarazzo della scelta seguiamo il nostro istinto di camminatori che ci chiama verso le imponenti bastionate del Monte Corchia.

Il sentiero comincia dal Passo della Croce, qualche chilometro a monte di Levigliani, e segue l’antica marmifera per Fociomboli. Da qui, in una ventina di minuti si può raggiungere il “Padule”, residuo di un antico lago glaciale alimentato da acque meteoriche e sorgenti sotterranee, una vera perla di natura, abitata da specie botaniche rare. Si segue poi il sentiero 129 per Mosceta e, transitando per il Rifugio Del Freo, si guadagna la cresta sommitale. Dopo aver goduto dello splendido panorama, si può tornare indietro dal Retro-Corchia, passando nei pressi di un’antica cava.

Anche se stanchi dopo questa impegnativa camminata, sarebbe un peccato lasciare la zona senza aver visto lo spettacolare Antro del Corchia, il sistema carsico più grande d’Italia, raggiungibile da Levigliani grazie ad un apposito servizio di navette turistiche.

Con un po’ più di tempo a disposizione si può visitare le altre attrazioni locali come le miniere di mercurio, il Museo della Pietra Piegata e il museo di comunità e impresa “Lavorare Liberi”, che racconta la storia della locale cooperativa di cavatori.

4.
QUARTO GIORNO
Il Monte Forato

Per la quarta tappa del viaggio ci portiamo in Garfagnana, alla volta del Monte Forato. Il nome di questa montagna si deve al grande arco naturale aperto tra le due cime, che ne caratterizza la bizzarra forma. Da sempre il Monte Forato attrae turisti, scienziati o semplici curiosi, i quali possono ammirare le sue geometrie più suggestive soprattutto all’alba e al tramonto, quando il sole centra perfettamente il grande foro nella roccia, alto 26 e largo 32 metri.

Il cammino comincia dal grazioso borgo di Fornovolasco, sovrastato dalle imponenti pareti della Pania della Croce.

Dal paese si imbocca il sentiero CAI 6, che seguiremo prima sul fondovalle, poi nella sua salita verso i ruderi di un’antica chiesa medievale. Da qui in poi si segue il classico segnavia bianco-rosso per la Foce di Petrosciana, da dove si imbocca successivamente il sentiero CAI 110, che risale l’ampio costone del monte sino in prossimità della vetta e del caratteristico “foro”. Una volta raggiunta la vetta si comincia la discesa lungo il sentiero CAI 12, che taglia la costa del monte in direzione nord, sino a ricongiungersi con il sentiero numero 6 che riporta a Fornovolasco.

Chi passa da queste parti può far visita alla Grotta del Vento, una spettacolare formazione ipogea situata a brevissima distanza dal paese e aperta alla frequentazione turistica.

Per la quarta tappa del viaggio ci portiamo in Garfagnana, alla volta del Monte Forato. Il nome di questa montagna si deve al grande arco naturale aperto tra le due cime, che ne caratterizza la bizzarra forma. Da sempre il Monte Forato attrae turisti, scienziati o semplici curiosi, i quali possono ammirare le sue geometrie più suggestive soprattutto all’alba e al tramonto, quando il sole centra perfettamente il grande foro nella roccia, alto 26 e largo 32 metri.

Il cammino comincia dal grazioso borgo di Fornovolasco, sovrastato dalle imponenti pareti della Pania della Croce.

Dal paese si imbocca il sentiero CAI 6, che seguiremo prima sul fondovalle, poi nella sua salita verso i ruderi di un’antica chiesa medievale. Da qui in poi si segue il classico segnavia bianco-rosso per la Foce di Petrosciana, da dove si imbocca successivamente il sentiero CAI 110, che risale l’ampio costone del monte sino in prossimità della vetta e del caratteristico “foro”. Una volta raggiunta la vetta si comincia la discesa lungo il sentiero CAI 12, che taglia la costa del monte in direzione nord, sino a ricongiungersi con il sentiero numero 6 che riporta a Fornovolasco.

Chi passa da queste parti può far visita alla Grotta del Vento, una spettacolare formazione ipogea situata a brevissima distanza dal paese e aperta alla frequentazione turistica.

5.
QUINTO GIORNO
Vagli Sotto: una capitale apuana dell’outdoor

Dopo tanto camminare, la quinta giornata si presenta all’insegna di una passeggiata tranquilla e rilassante che vi porterà in una delle capitali apuane dell’outdoor!

Il piccolo borgo di Vagli Sotto sorge abbarbicato alla collina che emerge da un bacino artificiale, nato in seguito alla costruzione di un imponente sbarramento idroelettrico. Il lago è luogo ideale per escursioni in barca o canoa e, negli ultimi anni, l’amministrazione locale ha saputo valorizzare le potenzialità del territorio con la realizzazione di svariate attrazioni turistiche, come lo spettacolare ponte pedonale sospeso che scavalca il lago o l’adrenalinica fune che consente di sorvolare il paese scendendo dalle alture soprastanti con un “volo” di oltre 1500 metri. La piscina comunale in riva al lago, il curioso Parco dell’Onore e del Disonore, la visita al paese fantasma di Careggine (possibile quando l’invaso viene svuotato) o alla diga dell’Enel, sono solo alcune delle altre tantissime attrazioni disponibili.

Il Sentiero degli Aironi, che percorre la sponda meridionale dell’invaso, è di sicuro un’ottima opportunità per prendere contatto con questo affascinante territorio.

Partendo dal nucleo di Vagli Sotto si attraversa il ponte che conduce alla riva destra del lago. Il sentiero segue la costa per giungere alla Torre Matilde, antica costruzione che fungeva da ricovero per i piccioni viaggiatori. Dalla Torre Matilde il percorso avanza tra i fiordi creati dalle insenature lacustri, da cui è possibile avvistare gli esemplari di airone cinerino che risiedono nell’area. Si prosegue quindi fino al nucleo di Vergaia, per poi raggiungere la diga Enel. Da qui si può attraversare l’imponente struttura per poi proseguire sulla sponda settentrionale lungo la strada asfaltata, fino a raggiungere il ponte sospeso, che si attraversa per tornare sul Sentiero degli Aironi e da lì rientrare in paese.

Dopo tanto camminare, la quinta giornata si presenta all’insegna di una passeggiata tranquilla e rilassante che vi porterà in una delle capitali apuane dell’outdoor!

Il piccolo borgo di Vagli Sotto sorge abbarbicato alla collina che emerge da un bacino artificiale, nato in seguito alla costruzione di un imponente sbarramento idroelettrico. Il lago è luogo ideale per escursioni in barca o canoa e, negli ultimi anni, l’amministrazione locale ha saputo valorizzare le potenzialità del territorio con la realizzazione di svariate attrazioni turistiche, come lo spettacolare ponte pedonale sospeso che scavalca il lago o l’adrenalinica fune che consente di sorvolare il paese scendendo dalle alture soprastanti con un “volo” di oltre 1500 metri. La piscina comunale in riva al lago, il curioso Parco dell’Onore e del Disonore, la visita al paese fantasma di Careggine (possibile quando l’invaso viene svuotato) o alla diga dell’Enel, sono solo alcune delle altre tantissime attrazioni disponibili.

Il Sentiero degli Aironi, che percorre la sponda meridionale dell’invaso, è di sicuro un’ottima opportunità per prendere contatto con questo affascinante territorio.

Partendo dal nucleo di Vagli Sotto si attraversa il ponte che conduce alla riva destra del lago. Il sentiero segue la costa per giungere alla Torre Matilde, antica costruzione che fungeva da ricovero per i piccioni viaggiatori. Dalla Torre Matilde il percorso avanza tra i fiordi creati dalle insenature lacustri, da cui è possibile avvistare gli esemplari di airone cinerino che risiedono nell’area. Si prosegue quindi fino al nucleo di Vergaia, per poi raggiungere la diga Enel. Da qui si può attraversare l’imponente struttura per poi proseguire sulla sponda settentrionale lungo la strada asfaltata, fino a raggiungere il ponte sospeso, che si attraversa per tornare sul Sentiero degli Aironi e da lì rientrare in paese.

6.
SESTO GIORNO
Grotte, terme e pareti a strapiombo: alla scoperta del Solco d’Equi

Con l’ultima tappa del viaggio andiamo simbolicamente a chiudere un anello attorno al massiccio delle Apuane, raggiungendo Equi Terme, piccolo borgo celebre per le sue sorgenti sulfuree e per lo stabilimento termale.

Per chi arriva qui dalla precedente tappa, la strada non è breve: occorre risalire tutta la Garfagnana per poi ridiscendere in Lunigiana. È necessario partire di buon’ora per giungere ad Equi con tutta la giornata a disposizione e per poter abbinare alla camminata una visita al Geo-archeo Park delle Grotte di Equi.

Se il parco delle grotte vi lascerà stupiti, altrettanto saprà fare il paesaggio che circonda il borgo, nel quale ci addentriamo percorrendo un itinerario semplice, ma ricchissimo di spunti di interesse naturalistico e culturale.

Partendo dal centro del borgo, si segue il sentiero 192 e le indicazioni per la Madonna del Bosco. Dopo esser passati nei pressi delle vasche termali, il sentiero prosegue addentrandosi nello spettacolare Solco di Equi, una gola molto stretta scavata nella roccia calcarea dall’omonimo torrente. Il paesaggio è selvaggio e suggestivo, ricco di depositi morenici che testimoniano la presenza di antichi ghiacciai. Si superano gallerie scavate nella roccia, le Marmitte dei Giganti e pozze fino ad incontrare la cava Cattani. Da qui si prosegue addentrandosi nel bosco ed imboccando la vecchia marmifera fino alla Casa dei Vecchi Macchinari, da dove si rientra seguendo il percorso di andata.

Con l’ultima tappa del viaggio andiamo simbolicamente a chiudere un anello attorno al massiccio delle Apuane, raggiungendo Equi Terme, piccolo borgo celebre per le sue sorgenti sulfuree e per lo stabilimento termale.

Per chi arriva qui dalla precedente tappa, la strada non è breve: occorre risalire tutta la Garfagnana per poi ridiscendere in Lunigiana. È necessario partire di buon’ora per giungere ad Equi con tutta la giornata a disposizione e per poter abbinare alla camminata una visita al Geo-archeo Park delle Grotte di Equi.

Se il parco delle grotte vi lascerà stupiti, altrettanto saprà fare il paesaggio che circonda il borgo, nel quale ci addentriamo percorrendo un itinerario semplice, ma ricchissimo di spunti di interesse naturalistico e culturale.

Partendo dal centro del borgo, si segue il sentiero 192 e le indicazioni per la Madonna del Bosco. Dopo esser passati nei pressi delle vasche termali, il sentiero prosegue addentrandosi nello spettacolare Solco di Equi, una gola molto stretta scavata nella roccia calcarea dall’omonimo torrente. Il paesaggio è selvaggio e suggestivo, ricco di depositi morenici che testimoniano la presenza di antichi ghiacciai. Si superano gallerie scavate nella roccia, le Marmitte dei Giganti e pozze fino ad incontrare la cava Cattani. Da qui si prosegue addentrandosi nel bosco ed imboccando la vecchia marmifera fino alla Casa dei Vecchi Macchinari, da dove si rientra seguendo il percorso di andata.

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