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Itinerari
In viaggio nella Lunigiana orientale: terra di fede

In cammino in uno dei luoghi più suggestivi della Toscana

Campi di granturco in pianura e argentee macchie di ulivi in collina, insieme agli ordinati filari di viti, partecipano al paesaggio della Lunigiana, protetta dai venti freddi del nord grazie all’abbraccio naturale della dorsale sud-orientale dell’Appennino ligure e dell’Appennino Tosco-emiliano. Questo spazio geografico ben definito è completato a oriente dalle ultime propaggini settentrionali delle Alpi Apuane.

Al centro di questa cornice di monti scorre il fiume Magra; una corsa che termina nel mar Ligure ma che inizia 62 chilometri prima, con il salto spettacolare del Piscio di Pràcchiola. In questo varco di terra fertile e ricca di storia e tradizioni, la pietra turrita dei signori Malaspina non soffoca quella eretta a dimora del divino, dove i pellegrini trovavano asilo e assistenza.

Spinti da forti motivazioni spirituali, i viandanti viaggiavano lungo la Via Francigena o la Via del Volto Santo, tra mille difficoltà, pericoli e privazioni, cercando conforto negli “ospitali” che offrivano un caldo giaciglio e nelle chiese dove trovare un altare per pregare. Una delle pievi meglio conservate si trova nella Lunigiana Orientale ed è sicuramente quella dei Santi Cornelio e Cipriano a Codiponte. Sirene, mostri e “têtes coupées” si trovano nei capitelli e un trittico quattrocentesco raffigura, al centro, la Madonna in trono con il Bambino a cui porge una rosa, da un lato l’immagine del Volto Santo venerato a Lucca, e dall’altro i Santi Cornelio e Cipriano. L’itinerario proposto segue, appunto, una tappa dell’antico pellegrinaggio che portava all’adorazione del “Volto Santo”, un crocifisso ligneo conservato nella chiesa di San Martino a Lucca.

1.
Prima Tappa
La medicea e fiorentina Fivizzano

“La perla sperduta tra i monti”, così Giosuè Carducci definì Fivizzano, già soprannominata “il cantuccio di Firenze” per la fioritura rinascimentale che la contraddistingueva. Bellissima la piazza medicea, centrale, su cui si affaccia la chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Jacopo e Antonio, originariamente rivolta in senso opposto e nel XVI secolo ricostruita in modo che si affacciasse sulla piazza. Uno spazio perfetto sul quale si sporgono anche  palazzo Cojari e palazzo Gargiolli, sede della cinquecentesca Accademia degli Imperfetti, nel quale la tradizione umanistica si rinnova.

Al centro, luminosa, si erge la fontana voluta da Cosimo III de’ Medici nel 1683. In questo monumento scultoreo, che non ha nulla da invidiare a quelli di Firenze e Roma, si scopre tutta la Lunigiana: marmorei delfini e pietra serena nella lapide e nelle strutture portanti, protette alla sua base da una fine cancellata di ferro battuto.

Fivizzano è stato uno dei primi borghi al mondo ad avere una stamperia a caratteri mobili poco dopo Gutenberg: qui, tra il 1471 e il 1475, un certo Jacopo da Fivizzano stampò opere di Giovenale, Virgilio, Cicerone e Sallustio, con i primi caratteri tipografici italiani mobili, e lo fece con sbalorditivo anticipo su molte capitali e grandi città europee. Fu così che nei meandri di paesi arroccati della Lunigiana Orientale vennero stampati i primi incredibili libri. Ospitato nel Palazzo Fantoni Bononi, il Museo della Stampa “Jacopo da Fivizzano” è purtroppo chiuso dopo il terremoto del 2013. Non molto lontano, nei pressi della porta Sarzanese si trova l’oratorio di San Carlo. L’edificio fu concepito e nacque con lo scopo di costruire un’opera d’arte per abbellire quella che il granduca di Toscana considerava una “piccola Firenze”.

La meta lungo l’ideale nodo di collegamento tra la Garfagnana e la Lunigiana è Passo Tea (m 950): qui si trovano le fondamenta dell’Ospitale di San Nicolao, muto testimone del passaggio di molti pellegrini e viandanti che per secoli hanno attraversato queste zone.

“La perla sperduta tra i monti”, così Giosuè Carducci definì Fivizzano, già soprannominata “il cantuccio di Firenze” per la fioritura rinascimentale che la contraddistingueva. Bellissima la piazza medicea, centrale, su cui si affaccia la chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Jacopo e Antonio, originariamente rivolta in senso opposto e nel XVI secolo ricostruita in modo che si affacciasse sulla piazza. Uno spazio perfetto sul quale si sporgono anche  palazzo Cojari e palazzo Gargiolli, sede della cinquecentesca Accademia degli Imperfetti, nel quale la tradizione umanistica si rinnova.

Al centro, luminosa, si erge la fontana voluta da Cosimo III de’ Medici nel 1683. In questo monumento scultoreo, che non ha nulla da invidiare a quelli di Firenze e Roma, si scopre tutta la Lunigiana: marmorei delfini e pietra serena nella lapide e nelle strutture portanti, protette alla sua base da una fine cancellata di ferro battuto.

Fivizzano è stato uno dei primi borghi al mondo ad avere una stamperia a caratteri mobili poco dopo Gutenberg: qui, tra il 1471 e il 1475, un certo Jacopo da Fivizzano stampò opere di Giovenale, Virgilio, Cicerone e Sallustio, con i primi caratteri tipografici italiani mobili, e lo fece con sbalorditivo anticipo su molte capitali e grandi città europee. Fu così che nei meandri di paesi arroccati della Lunigiana Orientale vennero stampati i primi incredibili libri. Ospitato nel Palazzo Fantoni Bononi, il Museo della Stampa “Jacopo da Fivizzano” è purtroppo chiuso dopo il terremoto del 2013. Non molto lontano, nei pressi della porta Sarzanese si trova l’oratorio di San Carlo. L’edificio fu concepito e nacque con lo scopo di costruire un’opera d’arte per abbellire quella che il granduca di Toscana considerava una “piccola Firenze”.

La meta lungo l’ideale nodo di collegamento tra la Garfagnana e la Lunigiana è Passo Tea (m 950): qui si trovano le fondamenta dell’Ospitale di San Nicolao, muto testimone del passaggio di molti pellegrini e viandanti che per secoli hanno attraversato queste zone.

2.
Seconda tappa
Dalla “piccola Firenze” ai borghi medievali dell’Appennino

Dalla chiesa dei Santi Jacopo e Antonio, affacciata sulla bella piazza Medicea di Fivizzano, si esce da Fivizzano, si attraversa la strada statale nr 63 e ci s’incammina lungo la SP 16 in direzione via Vigna di Sotto. Il convento del Carmine di Cerignano (chiostro con pitture murali completamente recuperate) e la bella chiesa S. Venanzio Abate di Cerignano meritano una breve deviazione.

Proseguendo lungo la strada comunale s’incontrano due maestà (la seconda si trova dentro una nicchia in pietra presso la prima casa del Vasoli in Spicciano). Si continua a guadagnare quota verso Turlago (565 m), un borgo in bella posizione panoramica sulle Alpi Apuane. Sulla sommità del colle il castello medioevale di Montechiaro sorvegliava la valle del Rosaro e dell’Aulella. Oggi ne restano solo i ruderi. Si prosegue perdendo quota verso Reusa, lungo la “comunale del monte” che s’inoltra in falsopiano nella penombra dei castagneti.

Oltrepassato il fosso del Canalaccio s’interseca una strada forestale, detta di “Novaglia” (croce in pietra alta un metro e mezzo), che gradatamente perde quota verso Palazzo Grappolo, piccola frazione di Reusa. In questo villaggio nel 1965 fu rinvenuta, murata, una statua stele con busto e testa circolare (sec.VI – VII a.C.). I Liguri Apuani affidarono a queste divinità antropomorfe, il compito di proteggere la comunità e di allontanare le maledizioni; per questo può capitare in Lunigiana di ritrovare nel folto della vegetazione guerrieri armati di pugnali e di lance, vecchi di 5000 anni…

Dalla chiesa dei Santi Jacopo e Antonio, affacciata sulla bella piazza Medicea di Fivizzano, si esce da Fivizzano, si attraversa la strada statale nr 63 e ci s’incammina lungo la SP 16 in direzione via Vigna di Sotto. Il convento del Carmine di Cerignano (chiostro con pitture murali completamente recuperate) e la bella chiesa S. Venanzio Abate di Cerignano meritano una breve deviazione.

Proseguendo lungo la strada comunale s’incontrano due maestà (la seconda si trova dentro una nicchia in pietra presso la prima casa del Vasoli in Spicciano). Si continua a guadagnare quota verso Turlago (565 m), un borgo in bella posizione panoramica sulle Alpi Apuane. Sulla sommità del colle il castello medioevale di Montechiaro sorvegliava la valle del Rosaro e dell’Aulella. Oggi ne restano solo i ruderi. Si prosegue perdendo quota verso Reusa, lungo la “comunale del monte” che s’inoltra in falsopiano nella penombra dei castagneti.

Oltrepassato il fosso del Canalaccio s’interseca una strada forestale, detta di “Novaglia” (croce in pietra alta un metro e mezzo), che gradatamente perde quota verso Palazzo Grappolo, piccola frazione di Reusa. In questo villaggio nel 1965 fu rinvenuta, murata, una statua stele con busto e testa circolare (sec.VI – VII a.C.). I Liguri Apuani affidarono a queste divinità antropomorfe, il compito di proteggere la comunità e di allontanare le maledizioni; per questo può capitare in Lunigiana di ritrovare nel folto della vegetazione guerrieri armati di pugnali e di lance, vecchi di 5000 anni…

3.
Terza tappa
Verso il Passo Tea

Da Palazzo Grappolo si prende la strada comunale per Vedriano, dove è presente una bella fontana con “mascherone” in marmo bianco, per poi perdere quota tra gli uliveti. Superato l’Agriturismo “Lo Spino Fiorito” e località “La Padula”, si riprende a camminare lungo una vecchia comunale fino al poggio di Castiglioncello di Offiano: la disposizione delle case in pietra tradisce la funzione difensiva voluta da Malaspina di Fosdinovo nel XV secolo. Percorrendo le viuzze del borgo medioevale si scoprirà una bella fontana in pietra, un lavatoio e interessanti portali che rivelano il decoro di alcune case che appartennero alla élite locale. Su un bassorilievo si riconosce l’immagine del pellegrino che appare con l’essenziale: i calzari, un ruvido mantello (il sanrocchino o schiavina), il bordone (un solido e nodoso bastone con punta ferrata), la scarsella (borsa di pelle gettata sulle spalle) e la conchiglia simbolo di pellegrinaggio.

La Pieve di Offiano (515 m) è ormai vicina. Originariamente romanica (sec. XI – XII), subì rifacimenti nel corso del tempo, oggi è in stile barocco ed è purtroppo inagibile a seguito del terremoto. L’edificio sacro sorge in un luogo di meditazione, lungo la tappa che ha nell’Ospitale di San Nicolao di Tea la meta della V tappa della Via del Volto Santo. Anche qui, un particolare marmoreo della facciata mostra il pellegrino, immagine ricorrente in Lunigiana e Garfagnana. Proseguendo nei boschi si guadagna quota fino all’antico borgo di Regnano Chiesa e infine al Passo Tea, dove gli scavi archeologici hanno riportato alla luce l’Ospitale medioevale di San Nicolao di Tea (sec. XII), sulla antica via di pellegrinaggio tra Lucca e Parma.

Da Palazzo Grappolo si prende la strada comunale per Vedriano, dove è presente una bella fontana con “mascherone” in marmo bianco, per poi perdere quota tra gli uliveti. Superato l’Agriturismo “Lo Spino Fiorito” e località “La Padula”, si riprende a camminare lungo una vecchia comunale fino al poggio di Castiglioncello di Offiano: la disposizione delle case in pietra tradisce la funzione difensiva voluta da Malaspina di Fosdinovo nel XV secolo. Percorrendo le viuzze del borgo medioevale si scoprirà una bella fontana in pietra, un lavatoio e interessanti portali che rivelano il decoro di alcune case che appartennero alla élite locale. Su un bassorilievo si riconosce l’immagine del pellegrino che appare con l’essenziale: i calzari, un ruvido mantello (il sanrocchino o schiavina), il bordone (un solido e nodoso bastone con punta ferrata), la scarsella (borsa di pelle gettata sulle spalle) e la conchiglia simbolo di pellegrinaggio.

La Pieve di Offiano (515 m) è ormai vicina. Originariamente romanica (sec. XI – XII), subì rifacimenti nel corso del tempo, oggi è in stile barocco ed è purtroppo inagibile a seguito del terremoto. L’edificio sacro sorge in un luogo di meditazione, lungo la tappa che ha nell’Ospitale di San Nicolao di Tea la meta della V tappa della Via del Volto Santo. Anche qui, un particolare marmoreo della facciata mostra il pellegrino, immagine ricorrente in Lunigiana e Garfagnana. Proseguendo nei boschi si guadagna quota fino all’antico borgo di Regnano Chiesa e infine al Passo Tea, dove gli scavi archeologici hanno riportato alla luce l’Ospitale medioevale di San Nicolao di Tea (sec. XII), sulla antica via di pellegrinaggio tra Lucca e Parma.

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