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Itinerari bike

Capalbio e i tesori della Costa d'Argento

Un viaggio in bici nella Maremma grossetana, lungo una delle coste più belle della Toscana

Partiamo dalla stazione di Capalbio Scalo immettendoci sulla strada provinciale Litoranea (SP 68) tramite il sottopasso della ferrovia. Da questa strada a bassissimo traffico, che corre tra la costa e la ferrovia, iniziamo a pedalare alla scoperta dei tesori della Costa d’Argento. Alla nostra sinistra potremo ammirare lo specchio d’acqua salata dell’Oasi WWF del Lago di Burano, con la torre costiera di Buranaccio, l’avamposto difensivo cinquecentesco più a sud della Toscana. Tralasciando il successivo svincolo, valutiamo una puntatina a Macchiatonda, bellissima spiaggia di sabbia nera con un mare profondo e pulito. Riprendiamo poi la Litoranea per 4 km fino all’incrocio per Ansedonia. Non saliamo sul colle, lo aggiriamo parzialmente lato mare per giungere alla spiaggia su cui si affaccia la Torre della Tagliata. La torre prende il nome dalla Tagliata Etrusca, un’opera di ingegneria idraulica realizzata dai romani per ottimizzare il riflusso delle acque del piccolo porto. Sulla parete rocciosa alla base del canale si trova il misterioso Spacco della Regina: una fenditura naturale che ha dato origine a numerose leggende.

Ritornati all’incrocio di Ansedonia seguiamo la SP 68 impegnando il sottopasso della ferrovia e ci fermiamo nei pressi del cippo che segna lo svincolo della provinciale con la SS 1 Aurelia. La statale non è però la nostra meta, lo è invece una stradina secondaria, in parte sterrata, che aggira il colle di Malabarba accompagnandoci sulla strada provinciale Pedemontana (SP 93). La deviazione è utilizzata anche dall’itinerario mtb/gravel “Vetta Mare”, indicata nella segnaletica (frecce di direzione rosse su fondo bianco). Seguiamo la SP 68 per circa 2 km prima di trovarci, sulla sinistra, ai piedi del colle dove i romani costruirono Villa Settefinestre. Edificata nel primo secolo a.C., la villa è caratterizzata da estesi criptoportici seminterrati, che all’epoca funzionavano da corridoi di servizio non esposti alla vista. L’area archeologica aperta al pubblico è oggi parte di uno scenografico giardino di proprietà privata. 

Immersi nei grandi spazi della campagna maremmana, procediamo per circa 5 km per poi piegare a sinistra sulla Strada dell’Oliveto, un tratto sterrato di circa 2,5 km che si snoda tra due basse colline coltivate a olivo e vite. Incrociando la Strada dei Poggetti ritroviamo l’asfalto, proseguiamo su via di Cannetello in leggera salita. Dopo un incrocio, la strada s’impenna, siamo giunti ai piedi del colle su cui svetta la Rocca Aldobrandesca di Capalbio. Il meritato riposo da questa “cavalcata” maremmana, ce lo dobbiamo conquistare in questi 800 m di erta che ci separano dalle porte dell’antico borgo medievale. È arrivato il momento di ricaricare le energie: godiamoci il panorama dal camminamento di ronda, fermiamoci a gustare un piatto della cucina tipica in uno dei locali fuori o dentro le secolari mura merlate; qui la qualità enogastronomica è una certezza, non c’è che l’imbarazzo della scelta! In uscita da Capalbio, seguiamo la strada provinciale Pescia Fiorentina (SP 75). 

Oltrepassato l’incrocio con la SP 101 Sgrilla, le nostre ruote scorrono ora veloci. In località Garavicchio troviamo il Giardino dei Tarocchi, la fantasiosa creazione dell’artista Niki de Saint Phalle, con le grandi e coloratissime sculture che spuntano dalla macchia mediterranea. Ancora in discesa seguiamo la strada Pescia Fiorentina – Chiarone e, superato lo svincolo della SS1 Aurelia, puntiamo verso la costa. A Chiarone Scalo, un nuovo sottopasso ci permette di riprendere la strada provinciale Litoranea, 7 km ci separano dalla stazione di Capalbio. Godiamoci con lentezza questo ultimo tratto: l’ambiente e la natura che ci circonda emanano un fascino indescrivibile. Di nuovo in vista del Lago di Burano, la possente sagoma della torre spagnola ci avvisa dell’imminente conclusione del nostro viaggio, 43 km di bellezza tra natura, cultura e storia di una terra autentica e selvaggia: la Costa d’Argento.

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