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Un viaggio in Valtiberina tra pievi e castelli

Storia e religione si intrecciano nel paesaggio, da Anghiari a Caprese Michelangelo

Le bellezze naturali della Valtiberina Toscana hanno da sempre accolto piccole chiese, pievi, castelli e nobili dimore, dando così forma ad affascinanti commistioni di paesaggio e civiltà. Questi luoghi sono un invito alla riflessione e alla scoperta di straordinari percorsi fuori dai più frequentati itinerari di massa, dove è possibile toccare con mano i segni lasciati sulla pietra da ignoti artisti e architetti.

Il castello di Montauto
Il castello di Montauto - Credit: Gabriele Mazzi

Nel territorio di Anghiari ne è un esempio il Castello di Montauto. Sembra che il castello abbia avuto origine tra il 1170 e il 1180 e che, probabilmente, abbia accolto anche San Francesco, che lo frequentava nei suoi pellegrinaggi durante i suoi spostamenti dal Santuario della Verna. Si narra addirittura che il Santo abbia lasciato qui un suo saio, poi trafugato nel 1503 dai fiorentini, che presero il castello con l’inganno e portarono via la preziosa reliquia.

Sulla destra del torrente Sovara c’era un sistema di fortificazioni, fin dall’epoca dei Longobardi, che comprendeva i castelli di Galbino, Pianettole e Verrazzano, così come il castrum di Toppole, posti a pochi chilometri l’uno dall’altro. 

Vicino a Toppole, percorrendo una strada sterrata, si può raggiungere Badia San Veriano, importante pieve romanica nei pressi della quale, con una breve passeggiata, si può godere di una veduta panoramica sulla Valtiberina veramente straordinaria.

Badia Tedalda
Badia Tedalda - Credit: David Butali

Per la strada che da Anghiari conduce a Caprese Michelangelo si trova invece la Pieve di Santa Maria a Micciano. Più semplice nell’impianto la Pieve di San Cassiano, che risulta già edificata nel 1061 in prossimità dell’antica via Ariminensis, che collegava Arezzo e Rimini.

Nell’Alta Valmarecchia, a Badia Tedalda, centro ubicato lungo l’antica via Ariminensis, si può vedere l’abbazia di San Michele Arcangelo, una costruzione a navata unica e torre campanaria che si innesta sull’abside: qui spiccano le belle terracotte robbiane di Benedetto e Santi Buglioni.

Nel comune di Pieve Santo Stefano l’imponente castello di Brancialino, risalente al XII secolo, domina il lago di Montedoglio, a fianco del quale si trova la particolare Chiesa di Santa Maria alla Pace a Sigliano. Nella zona di Sestino la Pieve di San Pancrazio testimonia la precoce cristianizzazione della zona, oltre alla significativa presenza dei Bizantini.

Con il passare dei secoli, venute meno le necessità difensive e di controllo, molti castelli furono trasformati in eleganti abitazioni, mentre altri hanno mantenuto il loro aspetto vetusto e la loro primitiva imponenza. Molti hanno invece subito maggiormente il passare del tempo, e nonostante oggi ne restino solo i ruderi, conservano ancora il loro fascino originale. È il caso del castello di Montedoglio, nei pressi del lago, o di quello di Montautello, vicino a Monterchi.

Eremo di Montecasale
Eremo di Montecasale - Credit: David Butali

Alcuni luoghi di grande spiritualità possono essere raggiunti partendo da Pieve Santo Stefano: l’Eremo della Madonna del Faggio (XVI secolo) e l’Eremo di Cerbaiolo, quest’ultimo, di origine benedettina, è stato successivamente donato a San Francesco. Questo piccolo eremo, luogo di pace e silenzio costruito tra le rocce ad imitazione del più famoso santuario della Verna, è stato distrutto dai tedeschi in ritirata nel 1944 e interamente ricostruito.

A pochi chilometri da Sansepolcro, su una collina romita i Camaldolesi costruirono nel 1192 l’Eremo di Montecasale, con un ospedale e un ospizio, meta di pellegrini e viandanti. Per iniziativa del vescovo di Città di Castello, il complesso fu donato a San Francesco, che vi soggiornò nel 1213 e nel 1224.

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