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Torre delle Ore
Photo © Gianni Careddu
Photo © Gianni Careddu

Torre delle Ore

castle
Edifici storici

La più alta delle torri di Lucca

La Torre delle ore, o torre dell'orologio, a Lucca è con i suoi 50 metri la più alta delle 130 torri che si sono succedute in città dal Medioevo ad oggi. Posta nella centrale via Fillungo è caratterizzata dalla sua funzione di orologio attivo già dalla fine del '300.

È possibile visitare la torre salendo i 207 gradini della scala originaria in legno al termine del quale si può ammirare il suo meccanismo, oggi controllato digitalmente, ma rimasto funzionante a carica manuale fino a pochi anni fa, rimanendo uno dei più interessanti in Europa.

Dai grandi finestroni ad arco, si può inoltre godere della splendida vista di palazzi e vie, tetti rossi e i campanili di Lucca e più in lontananza delle dolci colline e paesaggi della Piana di Lucca.

La torre, la cui costruzione risale al XIII secolo, è via via appartenuta alle famiglie lucchesi più note come Quartigiani, Diversi, Cristofani, Sesmondi e Ceci.
Fu poi nel 1390 che il Consiglio Generale di Lucca decise di far realizzare l’orologio dal più importante orefice lucchese del tempo, Labruccio Cerlotti, mentre nel 1490 fu posizionato anche il quadrante esterno, in modo da rendere le ore, oltre che udibili per i rintocchi, anche visibili.
Un nuovo meccanismo fu installato nel 1754 dal ginevrino Louis Simon con la collaborazione del lucchese Sigismondo Caturegli, unitamente a tre nuove campane, a opera di Stefano Filippi. A ricordarlo, sul tetto, una banderuola in ferro dove campeggia il motto “Libertas” e l'anno 1754.

Alla Torre delle Ore è anche legato il nome di Lucida Mansi e della sua leggenda. La nobildonna lucchese vendette l'anima al Diavolo in cambio di bellezza e gioventù. Tuttavia, dopo i trenta anni pattuiti, il Diavolo sarebbe tornato a esigere il pagamento del debito: la sua anima. La notte del 14 agosto 1623, l'ultima della sua giovinezza “diabolica”, Lucida salì gli oltre 200 scalini della Torre per fermare la campana che avrebbe battuto l’ora della sua morte. Non fece in tempo e precipitò nel vicino laghetto dell’Orto Botanico, da dove ancora oggi si dice esca fuori durante le notti di luna piena.